Colombani su Avvenire, ora le banche ci dicano qual è il futuro del settore

“Ora le banche ci dicano qual è il futuro del settore”: è con questo virgolettato che il quotidiano Avvenire titola una lunga intervista di Pietro Saccò al segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani nell’imminenza dell’apertura del confronto sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro del settore del credito. Sullo sfondo, la crisi di Carige.

Di seguito il testo integrale dell’intervista.

Il sistema bancario italiano si prepara ad affrontare un’altra estate calda. Da un lato per la crisi di Carige, che ancora non ha trovato soluzione. Dall’altro per il contratto nazionale dei 300mila lavoratori bancari italiani, per il quale si tratta il rinnovo. Su entrambi i fronti non sarà facile, avverte Riccardo Colombani, segretario della First Cisl.

Che prospettive vedete per Carige dopo l’uscita di BlackRock?

L’impressione è che, nella cinica e arrogante logica di mercato, i potenziali acquirenti di Carige pretendano di comprarla a prezzi negativi, come è già accaduto nel caso di altre crisi bancarie, dalle due popolari venete rilevate da Intesa Sanpaolo alla terna di banche “risolte” acquisite da Ubi. Oggi però non sussistono le condizioni politiche perché si possano replicare simili operazioni: l’Europa griderebbe agli aiuti di stato. Dunque, sembra incombere la nazionalizzazione di Carige, Europa permettendo.

La vostra proposta di investire nel rilancio di Carige risorse del Fondo di occupazione dei bancari torna di attualità. Vi state muovendo con gli altri sindacati per renderla concreta?

Come First Cisl abbiamo proposto di destinare al salvataggio di Carige l’utilizzo straordinario dei soldi giacenti nel fondo per l’occupazione perché riteniamo che questa sia l’unica soluzione di buon senso, il solo modo per invertire la crisi di fiducia verso la banca. I lavoratori credono nel suo rilancio. Servono altri investitori pazienti che buttino il cuore oltre l’ostacolo e dimostrino di voler rilanciare Carige mantenendone viva la vocazione di banca del territorio che sostiene le economie locali. Serve la pazienza di chi crede nel valore sociale della banca, non l’aggressività degli speculatori alla ricerca di rendimenti a doppia cifra. Le altre Organizzazioni Sindacali stanno valutando la proposta. In particolare, la Fabi di Lando Maria Sileoni ha più volte manifestato pubblicamente interesse.

Nel frattempo inizia la fase in cui si stringe per il contratto: il 99% dei lavoratori ha approvato la piattaforma sindacale. Cosa vi aspettate dal primo tavolo con Abi, domani?

Siamo soddisfatti che la piattaforma di rinnovo del ccnl contenga le tesi contrattuali di First Cisl e che abbia ricevuto il consenso pressoché unanime dei lavoratori che hanno preso parte alle oltre mille assemblee svoltesi in tutta la Penisola. È un grande successo di democrazia partecipativa. Se l’Abi non ci presenterà alcuna piattaforma ufficiale, come è probabile, porremo una questione di metodo: chiederemo che risponda punto per punto alle rivendicazioni inserite nella nostra piattaforma. Le banche devono uscire allo scoperto, devono dichiarare ai lavoratori e alla stessa clientela quale visione abbiano del futuro del settore, perché è un tema che interessa tutti, indistintamente.

Quali sono i punti più complicati da discutere?

La rivendicazione complessiva è organica e funzionale a garantire un sistema bancario all’altezza delle sfide che lo attendono attraverso l’investimento e la tutela del capitale umano, salvaguardando il risparmio degli italiani ed il sostegno a famiglie e imprese. L’estensione dell’area di applicazione del contratto a tutte le società vigilate dalla Banca d’Italia e dalla Bce garantisce omogeneità di trattamenti e crea i presupposti per arginare il fenomeno di quel “sistema bancario ombra” che è nato soprattutto sull’onda dell’affermazione delle nuove tecnologie informatiche. La richiesta salariale è giustificata dall’apporto dato dai lavoratori al risanamento del sistema e li ripaga della loro produttività. L’ampliamento e la maggiore efficacia delle tutele dei lavoratori costituisce il principale sostegno della protezione del risparmio degli italiani: in altre parole, vogliamo mettere la parola fine alle pressioni commerciali.

Possibile arrivare a un’intesa già in autunno?

Non accetteremo tattiche dilatorie da parte delle banche. Gli accordi che abbiamo sottoscritto sono chiarissimi riguardo alla decorrenza dal primo di gennaio 2019 degli effetti del futuro contratto. Saremo conseguenti in tutti i comportamenti che attueremo.