“Abili Oltre aderisce al Manifesto delle Donne con Disabilità”, con questo titolo il sito di “Informare un’h” evidenzia come l’associazione non profit Abili Oltre, guidata da Marino D’Angelo, che è anche responsabile nazionale di Social First (il settore di First Cisl che realizza l’attività di promozione sociale del sindacato), abbia scelto di sposare le idee e le proposte del “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea”.
“Come si evince dal sito istituzionale – riporta “Informare un’h” – “Abili Oltre” punta «i riflettori sulla necessità–opportunità di ripensare ad una produttività economica orientata all’inclusione della diversità, perché tutti nelle proprie possibilità possano trovare una realizzazione sociale e personale nel Lavoro. Imprese, Istituzioni e Cittadini debbono lavorare insieme per costruire una Società in cui il Progresso crei condizioni di abilità e non di emarginazione. Una Società dove i primi sono tali perché non si allontanano dagli ultimi».
“Quella occupazionale – prosegue “Informare un’h” – è una delle aree nelle quali le donne con disabilità risultano maggiormente svantaggiate anche rispetto agli uomini con disabilità. Solo il 43,8% di esse è iscritta alle liste di collocamento (gli uomini sono il 56,2%); solo 43,2% donne con disabilità risulta avviata al lavoro in aziende pubbliche o private, a fronte di un 56,8% della popolazione maschile con disabilità (fonte: Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ottava Relazione stato di attuazione legge 68/1999 Anno 2014-2015). Sempre in tema di lavoro, l’Istat ha reso noto che, in Italia, nel 2013, tra i 15-64enni con limitazioni funzionali gravi lavora una persona su cinque. Tra chi ha limitazioni funzionali, invalidità o cronicità gravi «risulta occupato il 52,5% degli uomini (64,6% sulla popolazione totale) contro il 35,1% delle donne (45,8% dell’intera popolazione). Lo svantaggio femminile è più accentuato per le donne di 45-64 anni, tra le quali lavora solo il 31,3%. Specularmente tra le donne è molto elevata la quota di “altri inattivi” che includono la condizione di casalinga (36,3%), mentre tra gli uomini è solo del 5,3% analogamente a quanto avviene nella popolazione generale» (fonte: Istat, Inclusione sociale delle persone con limitazioni funzionali, invalidità o cronicità gravi. Anno 2013, rapporto divulgato il 21 luglio 2015). Lo svantaggio occupazionale delle donne con disabilità rispetto agli uomini nelle stesse condizioni è dunque pari al 17,4%”.
La nota si conclude con la dichiarazione della responsabile del centro “Informare un’h”, Simona Lancioni che dice: “Fa dunque molto piacere che un’associazione impegnata sul fronte dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità si impegni a prestare attenzione alle questioni di genere”.