MF intervista Riccardo Colombani, Npl, Carige, Mps, rinnovo contrattuale

La gestione in house degli Npl, Carige e la proposta di una grande iniziativa solidale di sistema, il futuro di Mps, il rinnovo del contratto nazionale e l’estensione della sua area di applicazione alle società vigilate: il neoeletto segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, parla dei principali temi del settore bancario in un’intervista rilasciata a Francesco Bertolino di “Milano Finanza”. “Colombani (First Cisl): basta con la svendita degli npl”, questo il titolo del quotidiano finanziario, che evidenzia in premessa come “le recenti indicazioni della Vigilanza Bce dimostrano che le sofferenze sono e resteranno nei prossimi anni un tema centrale”, chiedendo a Colombani: Come giudicate la gestione degli npl da parte delle banche italiane?

“Bankitalia – risponde il segretario generale di First Cisl – ha confermato che per le sofferenze chiuse nel 2017 la gestione interna ha dato recuperi molto più alti rispetto alla cessione, 44% contro 26%. Il modello di gestione in house degli npl per le banche in difficoltà che abbiamo proposto nel manifesto AdessoBanca! prevede che a trattare le sofferenze sia il personale della banca e che i portatori di interesse dell’ attività bancaria siano coinvolti nel capitale di una società costituita ad hoc, evitando perdite dovute a cessioni a prezzi più bassi del valore contabile netto. Così si salvaguarda l’occupazione e si rilancia l’economia. Se si continua a vendere, il Paese è affossato”.

Il destino di Carige è la vendita?

“Siamo convinti che Carige si possa rilanciare. Il suo prodotto bancario pro capite è intorno ai 13 milioni, allineato con le altre banche a vocazione territoriale, però Carige genera solo 109 milioni per filiale contro i 152 dei competitor e questo perché ha 8,5 dipendenti per sportello contro i 12 delle altre banche. Dunque è sul capitale umano che bisogna puntare e proponiamo alle altre organizzazioni sindacali e all’Abi di vincolare proprio a questo obiettivo una grande operazione di solidarietà: investire 80 milioni dei 165 inutilizzati nel Fondo per l’occupazione per sottoscrivere la tranche del bond subordinato di Carige non rilevata dallo schema volontario del Fitd”.

E il destino di Mps?

“Mps è stata nazionalizzata per l’ assenza di alternative di mercato, ma così le prescrizioni europee hanno determinato una riduzione dell’attività, con tagli di centinaia di filiali e di migliaia di dipendenti, che ha reso insensata la pretesa di crescita di ricavi. A questo punto o si fa un’ aggregazione che non provochi altri sacrifici o si dà molto più tempo per rilanciare la banca e renderla attrattiva per investitori di lungo periodo”

L’idea della nazionalizzazione circola spesso nel governo: che cosa ne pensa il sindacato?

“La ricapitalizzazione di Stato è l’extrema ratio. Prendiamo Carige: l’intervento pubblico porterebbe con sé la rigidità dei vincoli europei che costringono a svendere il deteriorato provocando perdite da coprire con i soldi dei cittadini e i tagli di personale. Inoltre, siccome gli utp sono coperti al 70% da garanzie reali, i debitori sarebbero subito preda dei fondi speculativi”.

Rinnovo del contratto bancario: quali sono le rivendicazioni?

“Il recupero dell’inflazione non basta: esigiamo un dividendo per il contributo dato dai lavoratori al risorgimento del sistema bancario con il mantenimento del patrimonio di clienti, la riconquista della reputazione, i carichi di lavoro dovuti alla riduzione di personale, le giornate di solidarietà. Poi serve formazione vera: la digitalizzazione impone che la tecnologia venga utilizzata a favore del lavoro e della clientela. E vogliamo maggiori tutele legali, visto che la rabbia dei risparmiatori si volge incredibilmente contro il personale anziché verso chi ha gestito male la banca”

Quali riscontri avete avuto dall’Abi?

“Abi non volle cogliere l’occasione di riformare il sistema col rinnovo del 2015. Vogliamo interpretare lo storico accordo sulle politiche commerciali e sull’organizzazione del lavoro e il varo della commissione bilaterale come un segnale di disponibilità al cambiamento”

Come evitare il dumping contrattuale da parte di fintech e colossi tecnologici?

“C’è una sola maniera: applicare il contratto del credito a tutti i soggetti vigilati. L’ estensione dell’ area contrattuale è coerente con l’obbligo di Bankitalia di disciplinare i sistemi di remunerazione e con quello della Consob di evitare che impediscano di agire nel miglior interesse della clientela: la loro moral suasion consentirebbe di ridurre il dumping contrattuale nelle società vigilate e farebbe emergere quello delle non vigilate che esercitano parte delle attività bancarie”.

Quale rapporto avete con le altre organizzazioni confederali e con Fabi?

“Lavoriamo tutti nella stessa direzione. Siamo uniti alle altre organizzazioni confederali da una ferma condivisione delle prospettive di sviluppo solidale del Paese. Nelle bcc abbiamo dimostrato di essere tutti capaci di buttare il cuore oltre l’ostacolo per accompagnare l’ avvio dei gruppi con il rinnovo di un contratto scaduto da cinque anni”.