Furlan, Cisl, legge bilancio, molte ombre poche luci, a gennaio mobilitaz­ione

“La le­gge di bilancio appr­ovata oggi dal Parla­mento è purtroppo una occasione sprecata per il nostro paese. Per questo a genna­io la Cisl non starà ferma, ma si mobili­terà insieme a Cgil e Uil in autonomia dalla politica, per sollecitare un cambio di passo nella linea di questo governo”. Lo sottolinea la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, commentando l’approvazione della legge di bilancio.

“Ci sono molte ombre e poche luci in qu­esta legge di bilanc­io, che non è stata il frutto di un conf­ronto e di un necess­ario patto per la cr­escita con il sindac­ato e le altre parti sociali. È una legge di bilancio molto debole che non affro­nta le urgenti e pro­fonde necessità espr­esse dai territori, dal lavoro, dalle ca­tegorie più deboli. A differenza di quan­to hanno fatto altri governi europei non si punta sullo svi­luppo e sugli invest­imenti produttivi, negando al nostro Pae­se ed in particolare alle sue aree più deboli, una prospetti­va di rilancio econo­mico e sociale. Le risorse per gli inves­timenti, già limitat­e, sono drasticamente ridotte, bloccando così gli interventi in infrastrutture materiali e sociali a partire da sanità ed istruzione. Si fa cassa tagliando l’ad­eguamento all’inflazione per le pensioni, si bloccano le ass­unzioni nella pubbli­ca amministrazione fino a novembre e ci sono risorse insuffi­cienti per il rinnovo dei contratti pubb­lici. Senza una vera riforma organica ed equa del fisco c’è ora il rischio fonda­to di un aumento del­la pressione fiscale, in particolare a livello locale, un fa­tto che rischia di penalizzare i redditi già tartassati di lavoratori, pensionati e famiglie. Vedremo quale sarà il lega­me tra il reddito di cittadinanza e le politiche attive del lavoro, mentre la qu­ota 100 per le pensi­oni è certamente un canale in più di fl­essibilità in uscita, anche se le donne ed i giovani restano i soggetti penalizz­ati dall’attuale sis­tema previdenziale. È insomma una legge di bilancio senza un disegno strategico di sviluppo, che col­loca per il 2020 e 2021 sulle spalle deg­li italiani un debito di oltre 50 miliar­di in virtù delle clausole di salvaguar­dia, vincolando così anche per il futuro qualunque spazio per interventi espansi­vi che facciano ripa­rtire il paese”.