QC, Studio First Cisl, le banche mutualistiche e di comunità utili ai luoghi

Il “Quotidiano del Canavese” rilancia lo studio di First Cisl sulla rete di sportelli bancari in Italia. “Canavese, chiudono le banche, i paesi si spopolano: appello dell’Uncem”. Questo il titolo del servizio pubblicato online. “Uncem ha denunciato due mesi fa che 383 Comuni italiani sono rimasti senza uno sportello bancario negli ultimi sette anni, a seguito di ridimensionamenti della presenza, in particolare nei territori montani e rurali, degli istituti di credito. Che hanno chiuso gli sportelli meno interessanti per depositi, movimenti, credito. In Canavese, le ultime chiusure parziali o totali, si sono registrate ad Agliè, Mazzè, Valperga e Locana”.

“Lo attesta l’indagine della First Cisl – prosegue Quotidiano del Canavese – sottolineando come, a farne le spese, sarebbero soprattutto le aree marginali, abitate da una popolazione più anziana. Lo stesso studio, diffuso anche da Uncem, invita a difendere la capillarità del servizio bancario a partire dalle zone più disagiate”.

Il presidente nazionale di Uncem, Marco Bussone definisce “Dati allarmanti, quelli di First Cisl. In Italia ci sono 6.289 sportelli bancari in meno, il personale di rete in soli sette anni è sceso di 26.249 addetti. L’home banking non è una soluzione nelle aree ad alto divario digitale. Uncem ha già scritto ad Abi, Banca d’Italia e Consob per denunciare le conseguenze dell’abbandono dei servizi bancari, nonché per chiedere una vigilanza che non sia solo finalizzata a quanto le banche fanno, ma a come gli istituti organizzano la loro presenza sui territori”.

“Un depauperamento bancario, di cui parla la Cisl, non sostenibile per i nostri territori – conferma a QC Vincenzo Luciano, Presidente Uncem Campania e Vicepresidente nazionale Uncem -, molto grave, se unito anche alle chiusure e alle riduzioni di orario degli uffici postali. Uncem ha posto il tema al Governo e ai Parlamentari, oltre che alle Regioni. Ha scritto ai vertici delle banche. Ma ha anche analizzato il panorama bancario, guardando ad esempio alle banche di credito cooperativo che oggi stanno danno importanti risposte in termini di presidio e servizi ai territori. Un ruolo notevole, in incremento in Campania, in diverse zone degli Appennini come delle Alpi, in molte realtà provinciali italiane”.

“Le banche di comunità, soprattutto se hanno finalità mutualistiche come le BCC e Casse Rurali, sono possedute dai soci ed espressione delle stesse comunità. Banche, in molti casi, presenti proprio in quei centri più piccoli dove non vi è sempre convenienza economica ad aprire o a tenere aperta un’agenzia”, conferma Sergio Gatti, Direttore Generale Federcasse-BCC Credito Cooperativo.

Il “Quotidiano del Canavese” evidenzia inoltre come “In Italia operano 278 BCC e Casse Rurali con 4.251 sportelli (il 16% circa del totale degli sportelli bancari, dati Federcasse). Sono presenti in 2.650 Comuni e in 101 Province. Ma, soprattutto, in 609 Comuni spesso di piccole o piccolissime dimensioni rappresentano l’unica presenza bancaria, confermano i dati Federcasse ai quali Uncem guarda con particolare attenzione. “Numeri in crescita rispetto al dicembre scorso quando i Comuni bancati solamente da BCC erano 598. Il Sole 24 Ore riporta altri importanti dati: sono cresciute le quote di mercato delle BCC sia sulla raccolta (+1,8%) che sui prestiti (+ 0,9%). Nei crediti, nel solo ultimo anno, si sono registrati incrementi in tutti i comparti: dal 22,5 al 22,8% per le imprese artigiane, dal 17,9 al 18,3% per le micro imprese familiari, dal 18,3 al 19,5% per quelle agricole, dal 17,9 al 20% per le imprese del turismo. “Sono tutti finanziamenti destinati all’economia reale di territorio, anche in quei Comuni a rischio spopolamento, fa notare Antonio Marino, Direttore Generale BCC Aquara e primo cittadino. Le banche di comunità con scopo mutualistico – prosegue – hanno il compito di servire i luoghi. Mantenere una filiale dove può essere considerato non immediatamente conveniente per il conto economico di una banca è la conferma che si deve fare banca anche per contribuire alla coesione sociale e alla libertà delle persone di non abbandonare un Comune a causa della chiusura di tutti i servizi commerciali e imprenditoriali”.

“Una filiale bancaria costituisce un presidio non secondario affinché i piccoli borghi possano continuare a vivere, tornare attrattivi, contrastare il declino demografico, finanziando giovani coppie, consentendo di assistere a casa propria gli anziani anche finanziando imprese sociali che fanno welfare di comunità – aggiunge il Presidente Vincenzo Luciano -. Integrando cultura, storia, vocazioni imprenditoriali, creazione di lavoro sostenendo le imprese”.

“Uncem ha inviato ai Parlamentari e a molti Comuni ove sono insediate BCC una serie di proposte per migliorare nel testo sulla riforma delle BCC in discussione in Parlamento”.