Il quotidiano Avvenire anticipa oggi con un articolo di Pietro Saccò dal titolo “Banche, pioggia di utili per le big” l’analisi dell’Ufficio Studi di First Cisl in merito ai risultati semestrali dei cinque maggiori gruppi bancari italiani.
“Messi tutti assieme – scrive Saccò – i conti presentati nelle ultime settimane dalle cinque più grandi banche italiane (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Bpm, Mps e Ubi) mostrano 5,2 miliardi di utili accumulati nella prìma metà del 2018. Un grande risultato: rispetto ai 516 milioni di un anno fa c’è un miglioramento del 1000%. Dietro questa crescita ci sono ovviamente le rettifiche sui crediti, che l’anno scorso erano costate 8,39 miliardi di euro alle banche e invece stavolta il conto si è limitato a 3,4 miliardi. Però, come mostrano i dati dell’Ufficio Studi della First Cisl, c’è anche il decisivo contributo della compenente lavoro: il margine primario che arriva da commissioni e interessi, quello più direttamente collegato all’attività dei bancari, è salito dello 0,5% (da 21,87 a21,98 miliardi). Nello stesso il costo del personale è sceso di 390 milioni, da 8.894 a 8.504 miliardi. «Se guardiamo gli altri indicatori correlati al lavoro, vediamo che le commissioni nette valgono ormai il 118% del costo del personale, contro il 112% di un anno fa, mentre il margine primario cuba più di due volte e mezzo l’intero monte salari. Mediamente, in sei mesi ciascun addetto delle big 5 ha contribuito alla formazione del margine primario per quasi 85 mila euro, contro gli 80 mila euro del primo semestre del 2017».”
“Eppure le banche che si apprestano a incontrare i sindacati per il rinnovo del contratto nazionale del settore – continua l’articolo di Pietro Saccò su Avvenire – sembrano avere in mente un futuro con sempre meno bancari. «Nei negoziati vediamo sempre richieste di stringere, come se i lavoratori dovessero essere pagati a cottimo: cioè essere premiati e fare carriera solo sulla base dei contatti effettuati giornalmente, dei contratti portati a termine. Conta la quantità, non la qualità» accusa Giulio Romani, segretario generale del sindacato. E su questa base che la First Cisl costruirà la sua linea nel negoziato sul contratto: «Immagino che l’Abi ci dica che gli utili non bastano a saziare gli appetiti degli investitori, ma l’obiezione non regge: è il lavoro a dare ossigeno ai bilanci ed è tempo di restituire ai bancari ciò che hanno dato, con enormi sacrifici sia in termini di fatica che di solidarietà, per il risanamento del sistema bancario conclude il leader della First Cisl così come va riconosciuto lo spostamento delle responsabilità dell’attività anche sulle figure un tempo solo esecutive, valutandolo come un fattore di produttività del sistema».”