Messaggero Veneto, banche lasciano, Bcc restano, confronto dati First Cisl

I dati della ricerca di First Cisl sulla riduzione di organico nelle banche, registrata negli ultimi 8 anni, vengono letti in contraltare dalla Federazione delle Banche di credito cooperativo del Friuli Venezia Giulia. A dare questo taglio è il “Messaggero Veneto” con un articolo firmato da Maura della Case dal titolo “Il credito cooperativo ha garantito la capillarità delle filiali bancarie”. Il tema viene rilanciato da Giuseppe Graffi Brunoro, presidente delle Bcc Fvg, che fa notare come “siamo rimasti dove gli altri hanno lasciato il campo, Poste comprese. La nostra rete copre 210 su 216 comuni della regione”. “Numeri alla mano – evidenzia il quotidiano veneto nella sua versione friulana -, sono 10 le Bcc rimaste post aggregazione, 210 i comuni coperti dalla rete cooperativa, 71 mila i soci, 376 mila i clienti, 1.500 i dipendenti”.

Questi dati vengono rapportati allo studio di First Cisl “per il quale – prosegue il Messaggero Veneto – negli ultimi 8 anni, il sistema bancario ha perso 44 mila occupati, da 330 mila a 286 mila. Nel solo 2017, rileva lo studio, il calo è stato di 13 mila 510 unità, un taglio del 4,5 per cento, con una punta nel Mezzogiorno (meno 5,3 per cento). Anche negli otto anni il calo è stato particolarmente marcato nel Mezzogiorno  (-16,9%), con un -16,2% nel Centro, mentre il Nord Ovest si ferma al -10,7%”.

“L’emorragia prosegue con i piani di uscita dei grandi gruppi – commenta Giulio Romani, Segretario generale di First Cisl – al Nord abbiamo perso un addetto ogni 10, al Sud quasi 2 su 10. È un tributo occupazionale enorme versato sull’altare della mancata riforma del sistema bancario. Il cambiamento non può più attendere. I tempi per una riforma che tuteli il risparmio e il lavoro e che rilanci l’occupazione sono maturi. Nessuno venga più a dirci che il personale costa troppo: ai 2,9 miliardi di utile realizzati dai cinque maggiori gruppi bancari italiani nei primi tre mesi del 2018 hanno dato un enorme contributo i 5 miliardi delle commissioni nette, che sono strettamente correlate al fattore lavoro e valgono il 119% del costo del personale, contro il 112% di fine 2017. L’efficienza del personale è dunque molto alta e il costo del lavoro assorbe solo il 33% dei proventi operativi. Lo straordinario apporto dei dipendenti va riconosciuto tangibilmente: il tempo dei tagli economici e occupazionali – conclude Romani – è finito, è ora di coinvolgere i lavoratori negli organi di controllo delle banche”.