La Repubblica, donne in banca quasi più di uomini, reddito e carriere indietro

Il quotidiano La Repubblica ha dato rilievo nella home page del proprio sito internet allo studio realizzato da First Cisl sull’occupazione femminile nei maggiori cinque istituti di credito italiani, che pesano per due terzi dei 300mila bancari italiani: “le quote rosa sono 84mila su contro 181mila, ma guadagnano ancora il 10% in meno e solo lo 0,5% diventa dirigente” sottolinea il giornale. L’articolo, dal titolo “Le donne in banca sono quasi più degli uomini: ma reddito e carriere restano ancora indietro“, prende avvio così: “Sempre più donne in banca, ma ancora meno pagate e meno in carriera. È la conclusione di una ricerca di First Cisl, dove si chiede una cornice di culture e di norme che consentano di colmare il divario di genere, ancora più presente in Italia rispetto ad altri paesi europei. La ricerca del sindacato del credito si concentra sui primi cinque istituti nazionali (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Monte dei Paschi, Banco Bpm, Ubi) in cui lavorano quasi i due terzi dei 300mila bancari italiani. La fotografia è in movimento: dieci anni di crisi e ristrutturazioni nel settore hanno consentito di chiudere parte del divario di genere, che vuole il credito come un mondo tradizionalmente maschile. Ma migliaia di prepensionamenti e pensionamenti recenti, concentrati soprattutto negli uomini che in passato era quasi gli unici assunti, stanno favorendo la componente femminile. Così sarà anche nei prossimi anni, in cui fino a 25mila bancari scompariranno”.

“Così – scrive ancora La Repubblica -, se cinque anni fa le donne erano il 43% del personale, all’inizio del 2017 nei cinque maggiori gruppi le dipendenti erano 84mila, circa il 47% del totale e a fronte di 97mila uomini. “È presumibile – dice Sara Barberotti, segretaria nazionale di First Cisl e responsabile delle politiche di genere – che a fine 2017 la quota femminile risulti ulteriormente accresciuta per effetto dei 18mila esuberi definiti o annunciati. Il tasso di occupazione femminile è comunque largamente minoritario rispetto a quello europeo, come dimostrano i dati dei gruppa a più spiccata propensione internazionale Unicredit e Intesa Sanpaolo”. Nel primo caso le donne occupate in Italia sono 21.700, il 44% del personale, mentre negli altri paesi europei Unicredit arriva al 65% (51.700 donne contro 27.700 uomini), con punte del 77% in Bulgaria e Polonia, del 75% in Croazia e del 72% in Romania. Intesa Sanpaolo invece già a fine 2016 aveva registrato il sorpasso delle donne, che sono il 51% dei dipendenti: ma nelle controllate estere l’occupazione femminile è molto più elevata e tocca il 62%”.

“Malgrado l’ascesa femminile in banca – continua il quotidiano -, le barriere culturali, sociali e legislative che tengono indietro le donne permangono. “Nelle banche italiane le donne stanno per raggiungere la parità di occupazione – osserva il segretario di First Cisl, Giulio Romani – a mancare invece è un contesto culturale, sociale e legislativo che ne consenta lo sviluppo professionale, oggi limitato dal fatto che la cura della famiglia e delle fasce più deboli grava quasi tutta su di loro”. A fruire del lavoro part-time è poco più dell’1% del personale maschile, mentre sono mediamente 28 donne su 100 a chiedere una riduzione dell’orario. Tutto ciò si riflette sugli inquadramenti e sul reddito. Nelle maggiori banche italiane il grado di dirigente è raggiunto da meno dello 0,5% delle donne, a fronte del 2% maschile. Anche il livello intermedio di quadro direttivo è sperequato: si rivela un traguardo per circa 30 donne su 100, contro quote del 50% nel personale maschile. Per converso, è più alta la presenza femminile tra le aree professionali degli istituti, dove le donne sono il 70% contro il 48% degli uomini”. Questi elementi, conclude lo studio, producono un divario reddituale fra uomini e donne calcolabile in circa 10 punti percentuali, che è più elevata per le controllate in Europa”.