Tiscali Notizie, l’ecatombe occupazionale nelle banche non è finita

«”Una ecatombe occupazionale”. Con queste drammatiche parole il segretario generale di First Cisl (il sindacato del settore finanziario) Giulio Romani ha definito quello che sta accadendo nel settore bancario nel corso del 2017. A luglio gli esuberi annunciati dagli istituti hanno toccato quota 17.500. E il numero è salito ulteriormente. Banca Carige la settimana scorsa ha pubblicato il nuovo piano industriale che prevede 1000 tagli e la chiusura di 121 filiali»: è con il riferimento all’allarme lanciato dal segretario generale di First Cisl che sulla sezione Notizie del portale di Tiscali si apre l’articolo di Michael Pontrelli che ha per titolo “Previsione da incubo per i bancari italiani: 100 mila tagli nei prossimi 5 anni. Nel 2017 gli esuberi annunciati dagli istituti sfiorano già quota 20 mila”.

“Nella cancellazione di posti di lavoro e di filiali – scrive Pontrelli – in prima fila ci sono i grandi gruppi del Paese. A febbraio in Unicredit è stata sottoscritta l’intesa per l’uscita di 3900 dipendenti. Il piano industriale prevede 6500 esuberi netti entro il 2019. Anche Intesa San Paolo nell’ambito dell’operazione di integrazione delle banche venete manderà a casa migliaia di dipendenti. La prima tranche prevede 1000 tagli, le successive almeno 3000. Il nuovo piano industriale del Monte dei Paschi prevede 5500 licenziamenti”.

“Il conto delle cosiddette razionalizzazioni viene pagato dai dipendenti” sottolinea Pontrelli, che chiude con questo interrogativo: “L’ecatombe occupazione è giunta al termine? Purtroppo no. E ad affermarlo è una fonte autorevole. Vikram Pandit, ex ceo di Citibank, uno dei colossi finanziari mondiali. Il banchiere ha affermato che il settore  ha la necessità di ridurre del 30% il personale nei prossimi cinque anni. Uno su tre deve stare a casa. Applicando la previsione al mercato italiano circa 100 mila bancari dei 295 mila sopravvissuti potrebbero perdere il posto di lavoro entro il 2022. Uno scenario apocalittico ma purtroppo realistico dato che i progressi nel campo dell’intelligenza artificiale stanno offrendo ai manager nuove opportunità di ridurre i costi rimpiazzando gli uomini con la tecnologia. Numeri drammatici ma ancora insufficienti ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica”.