Battistini, è il momento delle responsabilità, non dobbiamo farci trovare impreparati


COVID: “FASE” CRESCENTE O “FASE” CALANTE?
Un calendario lunare è un calendario basato esclusivamente sulle fasi lunari. Dato che dodici lunazioni durano 354 giorni circa, l’anno lunare ha durata inferiore all’anno solare. Le fasi lunari sono i cambiamenti dell’aspetto della Luna percepiti dalla Terra.” (Wikipedia)
A differenza della Luna e delle sue fasi, le tanto discusse e controverse “Fasi del Covid”, non sono prevedibili, non esiste un’esperienza passata che permetta di prendere decisioni con la necessaria CONOSCENZA, per garantire sicurezza, pertanto non restano che i criteri della PRUDENZA e della RAGIONEVOLEZZA.
L’aspetto della singola “Fase” assume colori, forme e dimensioni diverse, a seconda della prospettiva da cui la si guarda, e del punto di osservazione.
Sicuramente non è il momento dei sofismi e dei proclami, ma della solidarietà tra realtà diverse, tra punti di osservazione diversi, accomunati però, nella stessa situazione, da un profondo e inscindibile legame, quello umano.
Una tragica esperienza che deve farci uscire tutti più forti, più uniti, più solidali, più consapevoli delle forze della natura e farci riflettere sulla falsa credenza dell’unicità e dell’onnipotenza della razza umana.
Anche se è necessario iniziare prudentemente a guardare al futuro, la situazione critica NON E’ PASSATA.  Per i bancari la fase 1 non c’è mai stata, hanno sempre lavorato, con modalità organizzative diverse, garantendo il loro servizio alla collettività, come altre categorie, in prima linea. In particolare i colleghi che non hanno potuto lavorare in smart working e delle filiali, a cui vanno riconosciuti (speriamo non solo a parole!) il coraggio e l’impegno, a fronte di una situazione, soprattutto iniziale, in cui non erano garantite adeguate condizioni di sicurezza. Senza dimenticare le scelte organizzative di alcune aziende, in particolare nei territori più colpiti, che erano e restano incomprensibili e non giustificabili. Ora saremmo entrati nella “Fase 2”, ossia quella fase di “rodaggio”, una sorta di Purgatorio, nella quale provare a contemperare gli interessi economici alle esigenze individuali, a partire dal graduale ripristino delle libertà costituzionali limitate in questo periodo a tutela della salute pubblica, riducendo per quanto possibile, i rischi per la popolazione e i lavoratori.
Da una parte vi è la necessità di ridare fiducia e speranza a territori piegati dal dolore, ma resilienti nel DNA, che hanno voglia di ripartire e l’esigenza di provare a rimettere in piedi il Paese, dall’altra la consapevolezza che per un periodo dovremmo imparare a convivere con il virus e affrontare una difficile stagione che metterà in luce le fragilità prima considerate residuali in una regione tanto ricca, ma che residuali non erano, e le criticità che molte famiglie e aziende dovranno affrontare sul piano sociale ed economico, oltre che psicologico.
In questa “Fase” c’è il rischio che ci sia una rincorsa alla ripartenza da parte delle aziende di credito, una sottovalutazione del rischio, che causerebbe, come dicono gli “esperti”, un nuovo lockdown: l’incendio è domato, ma non è spento, e le braci sono ancora ardenti, ieri in Lombardia i decessi sono aumentati!
A questo proposito è INDISPENSABILE il massimo rigore nell’applicazione dei protocolli anticontagio nei luoghi di lavoro, senza trascurare il pieno rispetto di tutte le norme di prevenzione vigenti. In particolare i Protocolli di regolamentazione di CGIL, CISL e UIL, che sono stati recepiti nel DPCM del 26 aprile, oltre ai Protocolli di categoria, che costituiscono le fondamenta da cui ripartire.
Il confronto con i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza e le Rappresentanze Sindacali Aziendali sono i pilastri su cui costruire la ripartenza, che dovrebbe essere graduale, prudente, differenziata, se necessario, sulla base delle differenti situazioni di rischio. Oggi, più che mai, il tema dei trasporti e degli spostamenti casa-lavoro, diviene attuale, in particolare in una regione come la Lombardia caratterizzata da un forte pendolarismo e da un’alta densità abitativa.
NON DOBBIAMO FARCI TROVARE IMPREPARATI!
Serve una pianificazione per quando le condizioni di sicurezza lo consentiranno, perché fino ad allora è imprescindibile mantenere gli accessi alle filiali su appuntamento, anche con il coinvolgimento dei Mobility Manager.
E’ indispensabile un confronto continuativo con le organizzazioni sindacali per la pianificazione degli orari di lavoro che tenga in considerazione le specificità territoriali, aziendali, nonché il problema dei trasporti e dei parcheggi.
L’utilizzo dei mezzi pubblici, oggi, è molto problematico, quindi per i pendolari c’è il dilemma di come raggiungere i posti di lavoro, oltre a quello dei maggiori costi e della gestione familiare con i figli a casa, i centri estivi chiusi, i nonni “distanziati”, e le incognite legate alla riapertura delle scuole a settembre. Il tema della conciliazione vita-lavoro è infatti una questione che investe i genitori anche in periodi di normalità e che ora, stante la chiusura di asili nido e scuole di ogni ordine e grado, ma anche centri sportivi, oratori, ludoteche e quant’altro, rischia di esplodere in tutte le sue contraddizioni procurando notevoli difficoltà a lavoratrici e lavoratori.
E’ opportuno che vengano valutate forme di riconoscimento specifiche per i colleghi che hanno operato “in trincea”, fronteggiando il peggiore nemico invisibile dell’ultimo secolo, armati di responsabilità e senso civico, mettendo a rischio la salute anche delle loro famiglie, pagando un tributo pesantissimo tra contagiati e decessi, a dispetto della scarsa attenzione che l’opinione pubblica ha loro riservato.
Molte grandi aziende stanno proponendo ai propri dipendenti il test sierologico, su base volontaria e di concerto con il medico competente. Pur non rappresentando un obbligo e nemmeno una “certezza”, l’esame potrebbe garantire maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro individuando eventuali situazioni di potenziale rischio, in particolare nelle aree della regione più colpite dalla pandemia. Nell’attesa delle decisioni politiche regionali sui “test”, le aziende del settore, che intenzioni hanno?
E’ il momento delle RESPONSABILITA’, anche politiche, a cui tutti verrano richiamati, dai datori di lavoro inottemperanti al loro dovere di garantire adeguate condizioni di sicurezza, a chi ha assunto decisioni sbagliate, a chi non ne ha assunta alcuna. Le banche, oltre a dovere GARANTIRE LA SICUREZZA alla clientela e ai propri dipendenti, hanno il dovere di CONTRIBUIRE ALLA CRESCITA DEL PAESE, dimostrando la tanto conclamata responsabilità sociale, riorganizzandosi e favorendo l’accesso al credito alle imprese e alle famiglie, limitando al minimo gli aspetti burocratici, a fronte di una situazione che potrebbe determinare un
crescente disagio sociale.
Non è il momento del “Buon cuore”, come qualcuno ha richiesto, ma di richiamare il settore alla “RESPONSABILITA’”, affinché mostri il vero volto del sistema creditizio, quello buono però.
Segreteria First Cisl Lombardia

Allegato: il documento “Covid: ‘fase crescente’ o ‘fase calante'”.