Revisione direttiva Cae, the final countdown

I Comitati aziendali europei (Cae) svolgono e svolgeranno un ruolo sempre più centrale nel dialogo sociale europeo di settore. Banche, società finanziarie e assicurazioni tendono infatti ad assumere dimensioni sempre più transnazionali e anche le scelte di politica industriale da esse adottate registrano la necessità di un confronto sindacale preventivo e tempestivo: i Cae rappresentano, sotto tale aspetto, la sede e il momento negoziale elettivo per una azione collettiva più incisiva. È per queste ragioni che i sindacati europei (e First Cisl convintamente) si stanno battendo da anni per una revisione profonda della Direttiva sulla materia (2009/38).

L’artefice delle modifiche proposte è l’eurodeputato Dennis Radtke, un deputato cristiano-democratico tedesco (Ppe). Le modifiche legislative sono raccolte in una relazione di dieci pagine, il ‘Radtke report’ approvato dal Parlamento europeo lo scorso febbraio.

L’approvazione del rapporto delinea e scandisce il percorso che nei prossimi mesi potrebbe portare alla effettiva revisione della direttiva Cae: siamo nell’ambito della procedura speciale che consente al Parlamento europeo di suggerire proposte di nuove leggi o modifica di leggi della Unione europea.

Il rapporto adottato dal Parlamento invita la Commissione europea a proporre una revisione della direttiva Cae entro il 31 gennaio 2024 e obbliga comunque la Commissione a rispondere alla richiesta del Parlamento entro tre mesi, motivare la risposta e, soprattutto, consultare le parti sociali europee (art. 154-155 Tfue) prima di lanciare la eventuale proposta legislativa.

A loro volta le parti sociali europee (Etuc e Business Europe) possono decidere di avviare negoziati: l’accordo eventualmente raggiunto costituirà il testo di una direttiva europea proposta formalmente dalla Commissione europea (e accettata dal Consiglio della Ue).

“I tempi saranno in ogni caso frenetici – dichiara Luciano Malvolti, responsabile del Coordinamento Internazionale First Cisl – e il count down, di fatto, è già partito insieme alla lettera con cui la Commissione europea ha confermato al Parlamento la volontà di presentare una proposta legislativa: la prima fase di consultazione delle parti sociali dovrebbe essere avviata entro Pasqua e la seconda prima della pausa estiva, ma la vera scadenza ‘politica’ è fissata concretamente a fine 2023, quando comincerà il cosiddetto semestre bianco prima delle elezioni politiche europee della prossima primavera (con attività istituzionale rallentata e con le iniziative legislative, di fatto, rinviate alla nuova legislatura)”.

L’occasione, però, è importante – prosegue Malvolti – perché il rapporto approvato dal Parlamento europeo accoglie nove delle dieci richieste avanzate dalla Confederazione sindacale europea ormai più di cinque anni fa”.

Innanzitutto il Parlamento europeo chiede una definizione più chiara di ‘carattere transnazionale’ (sarà sufficiente il potenziale impatto sulla occupazione e/o le condizioni di lavoro) e lo spostamento della definizione di transnazionalità dai considerando al corpo giuridico della direttiva, col risultato di renderla giuridicamente (e finalmente) vincolante.

Anche i diritti di informazione e consultazione dovranno essere definiti in modo preciso: la richiesta del Parlamento è che la procedura di consultazione si concluda prima dell’adozione della decisione da parte dell’azienda!

Le altre richieste riguardano la definizione di riservatezza (le questioni soggette a riservatezza dovranno essere definite in base a criteri oggettivi), la riduzione dei tempi previsti per i negoziati della delegazione speciale di negoziazione e il capitolo cruciale delle sanzioni e dell’accesso alla giustizia: il Parlamento chiede l’introduzione di procedure efficaci per consentire ai Cae di far valere i propri diritti dinanzi ai tribunali e la previsione di sanzioni dissuasive, compresa la possibilità di richiedere un’ingiunzione preliminare per la sospensione temporanea delle decisioni della direzione centrale.

“La concreta esigibilità dei diritti di informazione e la tempestività della consultazione passano, però, anche e soprattutto dal riconoscimento del ruolo dei rappresentanti sindacali all’interno dei Cae: il Parlamento Europeo ha riconosciuto a larga maggioranza questo ruolo cruciale e ha invitato la Commissione europea a fare altrettanto, prendendo atto di quello che analisi, numeri e statistiche hanno ormai dimostrato da anni”, ha concluso Malvolti.

Rimangono, probabilmente, da convincere i datori di lavoro…