La revisione della direttiva Cae approda in Europarlamento

I processi di trasformazione di impresa, in accelerazione con la transizione green e la transizione digitale, impattano pesantemente sulla organizzazione del lavoro e postulano un rafforzamento della democrazia nel lavoro.

A venticinque anni dalla Direttiva 45/94/EC, che introduceva il diritto alla rappresentanza transnazionale dei lavoratori nelle imprese comunitarie (diritto poi innestato nella Direttiva sui Comitati aziendali europei, la 2009/38/CE), l’esigenza di garantire la tempestiva e piena esigibilità dei diritti di informazione e consultazione dei lavoratori, e dunque l’efficacia dei processi di negoziazione collettiva nelle multinazionali europee al momento in cui si formano le decisioni aziendali, ha ispirato le iniziative delle parti sociali per una ulteriore revisione della normativa sui Cae. Forse siamo giunti ad un positivo punto di svolta.

Il rapporto dell’Europarlamento sulla revisione della Direttiva Cae – relatore Dennis Radtke Ppe – è infatti in discussione in Commissione occupazione e affari sociali del Parlamento europeo (Empl Committee), con il voto in commissione previsto per la fine di ottobre e, a seguire, il voto in plenaria.

Il “Radtke-Report”, peraltro, è già stato oggetto di analisi e proposte di emendamenti da parte della Confederazione sindacale europea Etuc, di concerto con le federazioni affiliate, tra cui Uni Europa/Uni Europa Finanza.

More democracy at work” , la campagna della Etuc per la revisione della direttiva Cae 38/2009/EC risale, in verità, a prima della pandemia e ha coinvolto i sindacati e tutte le istituzioni europee che hanno un ruolo nella procedura legislativa europea (Commissione europea, Europarlamento, Consiglio europeo), fino all’evento più importante, anche simbolicamente, dell’8 settembre 2022, quando la conferenza annuale Etuc sui Cae si è svolta nelle aule del parlamento a Bruxelles, con un dibattito che ha coinvolto il relatore Radtke, i relatori ombra Rodriguez Left, Satouri Greens e Alieva-Veil Renew e altri europarlamentari.

“Le richieste del sindacato europeo sono forti – ha dichiarato Luciano Malvolti, responsabile Coordinamento internazionale First Cisl – puntano al cuore della normativa sui Cae e si basano sulla esperienza più che ventennale dei rappresentanti sindacali all’interno dei Cae, con analisi, numeri e statistiche che dimostrano come i Comitati aziendali europei più efficienti siano quelli dove il sindacato gioca un ruolo di rilievo nelle attività ordinarie e ancor più nelle situazioni straordinarie di crisi o ristrutturazione aziendale”.

“Oltre al rafforzamento dei diritti di informazione e consultazione, troppo spesso limitati e/o condizionati da prassi aziendali che riducono anche il diritto dei lavoratori ad ottenere risposte motivate e dunque ad attivare una reale interlocuzione negoziale, occorre maggiore certezza del diritto, per scoraggiare i comportamenti dilatori e ostruzionistici delle aziende, e una ridefinizione della natura “transnazionale” delle decisioni aziendali, che rifletta l’impatto effettivo di tali decisioni, a prescindere dal numero dei paesi formalmente interessati” prosegue il responsabile.

Altre questioni delicate, da risolvere positivamente per garantire l’effettività dei diritti collettivi, riguardano la legittimazione processuale dei Cae e la determinazione dell’organo giudiziario competente a dirimere le vertenze interpretative a applicative degli accordi.

“Le aspettative di riforma della Direttiva sui Cae sono dunque alte: una governance aziendale può definirsi sostenibile solo se assicura inclusività e diversity strategica, e il coinvolgimento efficace delle rappresentanze sindacali ne rappresenta pertanto elemento ineludibile, a cominciare dalla piena condivisione anche di tutte le informazioni ricevute all’interno dei Comitati aziendali europei” conclude Malvolti.