L’evoluzione del lavoro nel settore assicurativo europeo. Minacce ed opportunità

Nei giorni scorsi, in occasione della riunione del gruppo di lavoro del Comitato per il dialogo sociale nel settore assicurativo Issdc (Insurance sectoral social dialogue committee), le organizzazioni sindacali aderenti a Uni global union (per l’Italia First Cisl, Fisac Cgil e Uilca), in rappresentanza di 11 paesi (Belgio, Cipro, Danimarca, Finlandia, Ungheria, Irlanda, Italia, Malta, Norvegia, Spagna e Svezia), si sono confrontate con le rappresentanze datoriali aderenti a Insurance Europe, Amice e Bipar (per l’Italia Ania), in merito all’evoluzione del comparto assicurativo europeo e ai potenziali rischi connessi alle nuove forme ibride di lavoro.

Nello specifico, è stato presentato il progetto finlandese (finanziato dal Governo) #InsuranceWork2030 che, basandosi sulla complementarietà sinergica tra formazione permanente, diversità/inclusione e digitalizzazione/intelligenza artificiale, persegue una serie di sfidanti obiettivi per il settore.

L’incontro è proseguito con la disamina dell’assetto lavorativo venutosi a determinare nel contesto europeo post-pandemico, con particolare riguardo ai “nuovi” rischi che, responsabilmente, le parti sociali devono saper riconoscere ed affrontare.

Come si evince dai dati Eurostat, infatti, in ambito europeo la percentuale di soggetti che hanno lavorato da remoto era del 5,4% ante pandemia, valore più che raddoppiato nel 2020 attestatosi sul 12,3%. I nuovi rischi riguardano proprio il lavoro da remoto, e  sono soprattutto di carattere ergonomico,  legati alla postazione di lavoro e alle relative posture del corpo. Il lavoro al computer comporta, infatti, movimenti ripetitivi che vengono eseguiti per lo più in una posizione statica, prolungata e principalmente da seduti. Disturbi muscolo-scheletrici possono scaturire da una scarsa ergonomia e dalla mancanza di pause. Molti telelavoratori utilizzano ad esempio computer portatili e postazioni di lavoro improvvisate, che determinano posture non neutre del corpo e, di conseguenza, un aumento dei disturbi muscoloscheletrici.

La posizione inadeguata dello schermo, della tastiera o del mouse, così come la mancanza di un supporto per gli avambracci, sono causa di disagio e carico muscolare eccessivo ai danni degli arti superiori e della schiena. L’abbagliamento dello schermo, la vibrazione delle immagini o il contrasto inadeguato tra lo schermo e l’area circostante comportano forme più o meno gravi di affaticamento visivo, così come un’impostazione inadeguata della postazione di lavoro, può causare dolori al collo e ai tendini dei polsi e delle dita e sfociare in lesioni da sforzo ripetitivo.

Last but not least, l’home working presenta inoltre tutta una serie di rischi psicosociali decisamente nuovi rispetto al lavoro in ufficio, tra i quali: isolamento dovuto alla mancanza di contatto/di sostegno da parte dei colleghi e dei responsabili;  confini troppo sfumati tra lavoro e vita privata, a causa dell’assenza di separazione spaziale e dei lunghi orari di lavoro; stress provocato dall’onnipresenza del lavoro e dalla sensazione di vivere in “ufficio” giorno e notte;  intensificazione e maggiori carichi di lavoro (anche quando non si è in buona salute);  sovraccarico di informazioni e di comunicazioni dovuto all’uso prolungato di software per videoconferenze e di sistemi di comunicazione a distanza;  dicotomia tra la disponibilità costante e il diritto alla disconnessione.

Si inserisce in questo contesto l’analisi condotta da Eu-Osha, l’agenzia d’informazione dell’Unione europea in materia di sicurezza e salute sul lavoro, che pur mettendo in evidenza i rischi correlati al lavoro da remoto, fornisce una serie di suggerimenti volti a prevenirli.

In sintesi, il lavoratore  dovrà cercare di migliorare l’equilibrio tra il proprio lavoro e la sua vita privata. Ad esempio: predisponendo un ufficio “domestico” in cui poter lavorare senza essere disturbato. Questo aspetto è importante per mantenere una netta separazione tra le due dimensioni (lavoro e casa);  programmando la giornata lavorativa (compresi il pranzo ed alcune brevi pause);  rispettando il “normale” lavoro d’ufficio, seguendo una buona routine (alzarsi e iniziare alla stessa ora di una “normale” giornata di lavoro in presenza).

Organizzare il proprio tempo dopo il lavoro permette infatti di disconnettersi e di smettere di lavorare, così come assicurarsi che le mansioni lavorative siano varie aiuta ad evitare la monotonia. E’ importante rimanere in contatto con i colleghi e con il supervisore/responsabile programmando telefonate regolari e riunioni virtuali, sia individuali che di team, così come trovare il tempo per colloqui informali. E’ consigliabile riservare la prima parte di una riunione per discutere di come stanno andando le cose e parlare di questioni non legate al lavoro. E’ utile pianificare delle pause caffè virtuali con i colleghi ed avere compagni di telelavoro.

Maggiori informazioni nella nota di sintesi, elaborata dal Coordinamento Internazionale di First Cisl – Dialogo sociale assicurativo.