Start Magazine rilancia analisi First Cisl: numeri, confronti, bilanci delle prime cinque banche italiane

Numeri, confronti e scenari sui dati di bilancio di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Bpm e Bper”: la giornalista di Start MagazineEmanuela Rossi, passa in rassegna i conti dei primi cinque istituti di credito nazionali la cui bontà è certificata dall’analisi “condotta per First Cisl dal Comitato scientifico della Fondazione Fiba”.

“Hanno di che sorridere – si legge sul magazine on-line – le principali banche italiane. Intesa Sanpaolo, Unicredit, Montepaschi, Banco Bpm e Bper hanno infatti chiuso il primo semestre dell’anno con bilanci e qualità del credito in miglioramento, costi che proseguono il trend discendente e produttività ancora su alti livelli”.

Migliorano bilanci e qualità del credito con gli interessi netti a far da traino “11,3 miliardi (+ 5,7%), cui ha contribuito l’aumento dei tassi, che dovrebbe dispiegare i suoi effetti soprattutto nei prossimi trimestri. In questo modo si inverte la tendenza che aveva visto i ricavi beneficiare del costante aumento delle commissioni nette che invece rimangono sostanzialmente stabili (+ 0,9%) a 10,7 miliardi a causa dell’avverso andamento dei mercati finanziari, che condiziona negativamente i ricavi dai servizi di investimento”.

Riportando i dati del report First Cisl la giornalista Rossi mette in evidenza anche il segno positivo del “margine primario (+3,3%) a 22 miliardi, per i ricavi operativi (+ 3,3%) a poco più di 26 miliardi, per gli utili netti che salgono del 6,2%, a oltre 6,2 miliardi, risentendo peraltro delle svalutazioni dei crediti verso Russia e Ucraina effettuate da Intesa Sanpaolo e da Unicredit (2,2 miliardi di euro). Nei primi sei mesi dell’anno, inoltre, aumentano i crediti vs clientela (+ 1,6%) a 1.214 miliardi e la raccolta diretta da clientela (+ 0,4%) a quasi 1.500 miliardi”.

“Un’altra buona notizia – sottolinea Start Magazine – arriva dalla qualità del credito, che continua a mostrare segni di miglioramento: diminuisce infatti lo stock dei crediti deteriorati netti (- 12,8% dal 31 dicembre dello scorso anno a 20,6 miliardi e l’NPL ratio netto al 1,7% dal 2% di sei mesi prima. Le rettifiche su crediti (+ 25,1%), da porre in relazione alla guerra in Ucraina, “potrebbero incidere in misura minore nei trimestri successivi apportando benefici alla redditività”.

Un altro significativo aspetto viene fuori dall’analisi della ricerca cislina: “Se da un lato crescono utili e ricavi, dall’altro – e i bilanci ne godono ancora – i costi continuano a scendere. Basti pensare che nei primi sei mesi dell’anno i costi operativi diminuiscono dell’1,9% a 13,2 miliardi e di questi il costo del personale dell’1,1% a 8,2 miliardi, con il rapporto fra costi del personale e proventi operativi che scende dal 33,1% al 31,7%. In questo modo si ottiene una forte riduzione del cost/income, che passa dal 53,4% al 50,8%, ampliando la differenza rispetto alla media dei maggiori competitor europei (58,1%). Al 30 giugno i dipendenti sono 241.248 e gli sportelli 12.311, rispettivamente – 3% e – 7,6% rispetto a un anno prima. A fare da pendant, come già rilevato in passato, la crescita della produttività: le commissioni nette per dipendente salgono de 4%, il margine primario per dipendente del 6,5%, il risultato di gestione per dipendente del 12,6%”.

Nel chiudere il servizio, Start Magazine riporta le considerazioni del segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani che “non ha dubbi nel chiedere una redistribuzione”: «Le semestrali delle banche italiane – dice – hanno visto crescere i ricavi e gli utili in misura rilevante. Il costo del lavoro è calato in valore assoluto e in termini relativi, rappresentando ormai poco più del 30% dei ricavi . È improcrastinabile una crescita significativa e rapida dei salari, attraverso la contrattazione nei gruppi, per adeguarli all’elevata produttività che non può finire solo in beneficio degli azionisti attraverso la distribuzione di dividendi e buy back. D’altra parte, la tutela del potere d’acquisto dei salari sarà tra i principali argomenti negoziali con Abi nell’imminente tornata contrattuale».

«L’aumento del margine d’interesse, destinato a caratterizzare anche le prossime trimestrali, dovrebbe spingere le banche a puntare maggiormente sul credito per la crescita dei ricavi. Sarebbe necessario, inoltre, abbandonare la strategia di business finora nettamente prevalente, basata sulla crescita continua delle commissioni, nell’ambito di un servizio di consulenza dichiaratamente non indipendente, e praticare finalmente modelli di consulenza aperti, basati su un numero elevato di prodotti finanziari, in assenza di conflitto di interessi, senza pressioni commerciali su lavoratrici e lavoratori – conclude Colombani – e con il maggior gradimento dei risparmiatori».

 

In allegato il comunicato con le tabelle esplicative