Bcc, aumentano sportelli e occupati, mutualità centrale per il futuro

I numeri sul settore presentati nella tavola rotonda First Cisl. Negli ultimi anni il credito cooperativo ha rafforzato la sua presenza e dato credito alle piccole imprese. Gestione degli Npl e ricavi da commissioni i nodi critici. Colombani: la persona resti al centro, ora vanno rinnovati i contratti

Il sistema delle banche di credito cooperativo resta fondamentale per l’economia del Paese, ma presenta alcune criticità che devono essere risolte. Dal 1996 al 2019 il numero degli sportelli è cresciuto da 2.589 a 4.236, mentre nel periodo 2003/2019 i comuni italiani che hanno registrato la presenza di una Bcc sono passati da 2.298 a 2.635. In correlazione con l’implementazione del numeri di sportelli, sono aumentate le persone occupate nel credito cooperativo: i lavoratori erano 25.183 nel 2003, nel 2019 risultavano 29.087. Nello stesso periodo sono aumentati sia il patrimonio (da 11,5 a 20 miliardi) che i soci (da 674mila a 1.320mila).

A fornire i dati è First Cisl, che li ha presentati in occasione della tavola rotonda “Il credito cooperativo tra Europa e coesione territoriale” che si è svolta oggi con la partecipazione del segretario generale Riccardo Colombani, del presidente di Federcasse Augusto Dell’Erba e dell’economista Lucio Lamberti.

La crescita del credito cooperativo è coincisa con il graduale abbandono dei territori da parte delle grandi banche. Una tendenza che dal 2008 ha portato alla rarefazione del credito in favore delle imprese minori a vantaggio di large corporate e enti pubblici.

Per colmare parzialmente questo deficit il ruolo delle Bcc è stato fondamentale: la loro quota di mercato tra le imprese minori è aumentata infatti al 24% nel 2019 dal 20,5% del 2011.

I nodi critici

Cala però significativamente lo stock complessivo del credito erogato dalle bcc a tali realtà imprenditoriali, da 20 miliardi del 2011 a 14 miliardi del 2019.

Un segnale che desta preoccupazione è rappresentato dal peso delle commissioni nette sul margine di intermediazione che è passato dal 20,3% al 30,7% nel periodo 2015/2019.

Se l’aumento dei ricavi non è correlato ad un aumento della qualità del servizio si potrebbero determinare casi di vendita di prodotti/servizi non appropriati, con rischio, quindi, di snaturare il ruolo sociale e di vicinanza alle economie dei territori, svolto tradizionalmente dalle Bcc.

Altro fronte è quello dei crediti deteriorati. Il rapporto tra sofferenze lorde e impieghi alla clientela si è più che dimezzato tra il 2015 e 2019 (passando dall’11,4 al 5,4%). È evidente che negli ultimi anni gli asset deteriorati sono stati ceduti in maniera massiccia sul mercato, con il rischio di rendere la loro gestione non sostenibile socialmente in quanto non esercitata da lavoratori bancari.

Uno sguardo al futuro

“Oggi il credito cooperativo vive una fase di disagio per la riforma che ha reso significant, ai fini della vigilanza, la piccola Bcc al pari della grande banca, per il solo fatto di far parte di un gruppo bancario cooperativo – ha commentato il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani – È fondamentale che il sistema resti nel solco della mutualità prevalente e per farlo è necessario che resti focalizzato sul credito alle piccole imprese e sulla qualità del servizio. La crescita dei ricavi da commissione non è un male di per sé, ma lo è se è un’ossessione fine a se stessa. Lo spirito mutualistico deve ispirare il sistema delle Bcc anche rispetto agli Npl. Nei casi di necessità le banche di credito cooperativo devono garantire un assorbimento all’interno del proprio mondo come già accaduto attraverso l’utilizzo dello strumento mutualistico rappresentato dal Fondo di garanzia dei depositanti, già rivelatosi efficace nell’assorbire quote di Npl di banche in crisi, a partire dal Credito Coperativo Fiorentino fino alla Banca Romagna Cooperativa. Bisogna altresì riaffermare il primato della persona attraverso la formazione continua destinata a lavoratrici e lavoratori. Siamo pronti, con le altre organizzazioni sindacali, a rinnovare i contratti collettivi nazionali scaduti da troppo tempo”.

“Le Bcc hanno il dovere di richiamarsi al valore della mutualità primaria che è insito nella loro azione – ha dichiarato il presidente di Federcasse Augusto Dell’Erba – le norme di vigilanza ci dicono che le banche di credito cooperativo devono erogare il credito in prevalenza ai soci e per il 95% all’interno dei territori di insediamento, un meccanismo che favorisce e tutela lo scambio mutualistico. La mutualità non è un’astrazione teorica, ma un atto economicamente rilevante portatore di benefici concreti”.

Il comunicato stampa di First Cisl

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