Grazia Deledda è una promotrice del suffragio femminile e si schiera con forza in favore del riconoscimento politico ed elettivo delle donne nel 1909.
Questo week end ci sono le elezioni, e indipendentemente da chi si desidera votare , il voto è un diritto conquistato con fatica .
Ecco perché abbiamo scelto lei per uscire con il nostro editoriale.
Editoriale che cambierà forma …. ma che conclude bene il suo lavoro con una figura così importante
Grazia Deledda nasce a Nuoro il 28 settembre del 1871, in una famiglia colta e benestante nella quale il padre è laureato in legge, pur non esercitando la professione, e la madre si occupa della gestione della casa e dei 7 figli, in uno schema che ricalca la società patriarcale dell’epoca e del luogo.
Il piccolo e chiuso contesto sociale di Nuoro porta Grazia Deledda ad opporsi alla cultura dominante sin da giovane, per poter seguire il proprio istinto che la porta verso la scrittura.
La sua formazione passa attraverso molti autori, con una particolare predilezione per i grandi della letteratura russa, primo fra tutti Lev Tolstoj. Inizia a pubblicare brevi racconti già all’età di 17 anni, prevalentemente per riviste destinate al pubblico femminile, per poi passare ai romanzi e alle opere teatrali.
Stanca dell’ostracismo e delle limitazioni impostele nella sua città natale, si trasferisce a Cagliari, dove l’11 gennaio 1900 sposa Palmiro Madesani: quest’ultimo lascerà presto il suo impiego presso il Ministero delle Finanze per curare gli affari della moglie, diventando il suo agente letterario. Poco dopo il matrimonio, la coppia si trasferisce a Roma, dove nascono i due figli Franz e Sardus.
Il successo come scrittrice arriva nel 1903 con la pubblicazione del romanzo “Elias Portolu”, seguito da molti altri tra cui, nel 1913, “Canne al Vento”: con questa opera Grazia Deledda attira l’attenzione dell’Accademia di Svezia, che le assegnerà il Premio Nobel per la letteratura nel 1927, facendo di lei l’unica donna italiana ad aver ricevuto il prestigioso riconoscimento.
Nel corso della sua carriera letteraria, Deledda si interessa alla questione del linguaggio, visto come rapporto in continua evoluzione tra lingua, civiltà e cultura. I suoi personaggi provengono spesso dal mondo della sua infanzia e costante è la sua ricerca per conciliare la lingua italiana con il vissuto della sua Barbagia, nella consapevolezza della intraducibilità di alcune espressioni che, sole, possono rendere al lettore i valori di una intera società.
Grande è anche l’interesse della scrittrice per le dinamiche che regolano i rapporti sociali ed esplora in particolare l’influenza esercitata dalla cultura patriarcale, fatta di impedimenti, regole e costrizioni nei confronti delle donne. Pur non definendosi mai femminista, Grazia Deledda si è fatta portavoce dei pari diritti e delle pari opportunità, raccontando storie di donne che amano, lavorano e lottano per affermare loro stesse.
Nel 1902 si esprime implicitamente a favore del divorzio, che diventerà un diritto legale solo nel 1970, nel romanzo “Dopo il divorzio”: ipotizzando che la legge sia già vigente, si narra la storia di una donna che riesce a ricostruire la propria vita in seguito ad un avvenimento nefasto.
Grazia Deledda è inoltre una promotrice del suffragio femminile e si schiera con forza in favore del riconoscimento politico ed elettivo delle donne nel 1909, allorché il suo nome appare tra i candidati per il Collegio di Nuoro nella XXIII legislatura del Regno d’Italia. Prende 34 voti, dei quali 31 vengono contestati, ma è chiaro che il suo intento è provocatorio, in un periodo in cui alle donne non è ancora riconosciuto il diritto di voto né attivo né passivo. Lei stessa commenterà così il proprio gesto in una intervista del 1914:
“Può restar sempre la donna in queste condizioni? Ha bisogno di libertà, di luce, di dare alla propria coscienza la responsabilità di sé stessa, non affidarla a che spesso non ne è degno… La donna ha un posto nella società. Ella deve occuparlo”.
Grazia Deledda muore per un tumore nel mese di agosto del 1936, lasciando il ricordo e l’esempio di una donna che non ha mai accettato limiti per sé stessa e non ne ha messi alle protagoniste delle sue opere. Una scrittrice che ha messo in luce la crisi di una società patriarcale in cui le donne chiedevano di liberarsi dallo schema “famiglia–casa– figli”. Ha messo insomma in evidenza i limiti della società civile, allorché non è più in grado di rispondere alle istanze delle nuove generazioni.
Citiamo la motivazione che accompagna la consegna del suo Premio Nobel:
“…per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano”.
COMMISSIONE PARI OPPORTUNITÀ
COORDINAMENTO FIRST CISL GRUPPO BANCO BPM