Bresciaoggi rilancia gli effetti della desertificazione bancaria: in provincia di Brescia persi 200 sportelli in otto anni

“Brescia e il «deserto» bancario: persi 200 sportelli in otto anni”; è questo il titolo di un ampio servizio di Bresciaoggi firmato dalla giornalista Cinzia Reboni che scrive: “Prosegue inarrestabile la desertificazione dei servizi bancari sul territorio: l’emergenza legata alla chiusura degli sportelli degli istituti di credito da contingente è diventata strutturale ed è un’emorragia senza fine. Basti pensare che in 8 anni la nostra provincia ha perso quasi 200 sportelli: erano 815 quelli attivi nel 2017, scesi a 683 a fine 2021, mentre oggi sono soltanto 621. Sono 39 i comuni – per un totale di un bacino di oltre 44mila cittadini – orfani di una banca: negli ultimi mesi si sono aggiunti Milzano e Polpenazze, dove è rimasto operativo soltanto lo sportello bancomat. Ed è già praticamente certo che ad ottobre Intesa Sanpaolo, impegnata a completare il progetto di banca digitale, chiuderà altre 4 filiali in Valcamonica, a Vezza d’Oglio, Malonno, Bienno ed Esine”.

Alla base del servizio del quotidiano lombardo i dati dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria, elaborati dalla Fondazione Fiba di First Cisl e aggiornati al 30 giugno scorso. Dati dai quali si ricava che “ci sono – come riporta Bresciaoggi – anche trenta agenzie della Popolare di Sondrio a rischio soppressione dopo l’Ops, ovvero offerta pubblica di scambio, promossa da Bper Banca sulle azioni della Popolare. Tra i 39 paesi rimasti senza sportello ci sono anche centri importanti, con un numero di abitanti consistente, segno che la crisi non riguarda soltanto i piccolissimi paesi. Nella «black list» figurano San Felice (3.465 abitanti), quindi Ome (3.152), ma anche Serle (3.060), appunto la new entry Polpenazze (2.705) e Muscoline (2.680). Sono invece rimasti con un solo sportello comuni di grandi dimensioni come Pontoglio, che conta 6.902 abitanti, Castelcovati (6.785), Torbole Casaglia (6.401), Poncarale (5.161) e Paratico (4.884). Ma sopra i 4.000 abitanti ci sono anche Cellatica, Padenghe, Piancogno, Pian Camuno, Nuvolera e Comezzano Cizzago”.

La giornalista Cinzia Reboni evidenzia che “il report dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl permette di seguire l’evoluzione di un fenomeno che, da tempo, presenta i tratti dell’allarme sociale. In Italia c’è un’area vasta quanto i territori di Lombardia, Veneto e Piemonte messi assieme totalmente sprovvista di sportelli bancari. Per milioni di persone, soprattutto anziani, significa dover sopportare pesanti disagi per accedere a servizi necessari alla loro vita quotidiana. E negli ultimi anni il problema si è perfino aggravato, senza che il ricorso sempre più spinto al digitale riuscisse a tamponare le falle che si sono aperte nel frattempo. Ma non sono soltanto le persone a subìre le conseguenze della precipitosa ritirata degli istituti di credito. Anche per molte piccole imprese la mancanza di una filiale in paese rappresenta un problema rilevante”.

Il tutto si traduce in meno erogazioni di finanziamenti: “Un problema – riporta ancora il quotidiano bresciano – che si riassume semplicemente con due parole: meno credito, in un contesto storicamente caratterizzato dalla sottocapitalizzazione delle imprese. La finalità dell’Osservatorio è quindi quella di sensibilizzare l’opinione pubblica e la classe politica sulle conseguenze che la desertificazione bancaria comporta per lo sviluppo del Paese e la tenuta del suo tessuto sociale”.

Nel rispondere alle sollecitazioni di Bresciaoggi il Segretario generale nazionale First Cisl, Riccardo Colombani, rimarca che «Il risiko sta modificando i rapporti di forza tra i gruppi bancari sui territori. La territorialità è un elemento inscindibile della cooperazione a mutualità prevalente. È auspicabile che il sistema delle Bcc, nel rilanciare l’equilibrio tra l’attività di coordinamento dei gruppi e l’autonomia funzionale di ogni singola banca, possa essere ancora più protagonista nel sistema bancario italiano impiegando il capitale di cui dispone in abbondanza per aumentare le sue quote di mercato».

Per il Segretario generale First Cisl Brescia, Andrea Di Noia, la situazione «va di pari passo con l’aumento verticale e vertiginoso delle truffe, soprattutto quelle telefoniche, che colpiscono non soltanto le persone anziane, e quindi più fragili, ma anche le aziende. Quando arriva la telefonata del sedicente agente di polizia o carabiniere, l’ignaro cittadino può cadere nel tranello. Spesso si viene invitati a trasferire i soldi su un altro istituto bancario, con la “scusa” che il responsabile della filiale dove è stato aperto un conto è indagato, e quindi per sicurezza conviene spostare i risparmi altrove. O ancora il classico messaggio sms per autorizzare un pagamento, con l’invito a rispondere o a chiamare un numero telefonico per annullare l’operazione: alla fine succede che i truffatori si prendono i dati della carta di credito e svuotano il conto».

In chiusura dell’articolo di Cinzia Reboni, il dirigente cislino Andrea Di Noia evidenzia che il legame tra desertificazione bancaria e raggiri «è il risultato di un’abitudine malsana che porta ad avere sempre più spesso un rapporto squisitamente virtuale con la banca, il che significa cadere più facilmente nella rete. I clienti devono invece sapere che i trasferimenti di denaro non avvengono mai per telefono, e quando ci sono comunicazioni realmente urgenti e importanti le forze dell’ordine e la banca non chiamano al telefono, ma convocano le persone fisicamente».


Qui i dati dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria elaborati dalla Fondazione Fiba di First Cisl

Qui i dati sulla desertificazione bancaria in Lombardia