Banche e occupazione al 3° Congresso nazionale First Cisl in svolgimento a Roma. Il Sole 24 Ore utilizza i dati elaborati dalla Fondazione Fiba di First Cisl. “Bancari, dal 2004 sono 75mila in meno” è il titolo dell’articolo della giornalista Cristina Casadei che rilancia “un patto per l’occupazione”.
“Dal 2004 – si legge sul quotidiano – la categoria dei bancari ha perso 75mila lavoratori (…) Al 31 dicembre del 2004 i bancari nel loro complesso erano 337.023. Al 31 dicembre del 2024 erano 261.653. Tutto questo, dice il segretario generale della First Cisl, Riccardo Colombani, «nonostante ci siano state oltre 40mila assunzioni con il Fondo per l’occupazione». Sono numeri che, in vista del risiko bancario e delle 5 operazioni annunciate che coinvolgono oltre 100mila bancari, fanno dire a Colombani che «serve un nuovo patto sull’occupazione». Anche in considerazione di quello che è accaduto nell’ultimo triennio.
La fredda analisi dei numeri certifica che “nel solo periodo che va dal 2021 al 2024, le 5 banche più grandi del Paese hanno ridotto i perimetri occupazionali di 20mila lavoratori, con UniCredit in testa con 10.410 bancari in meno, un calo di oltre il 12% (…) a seguire c’è Intesa Sanpaolo con una riduzione di 2.951 pari al 3%, poi Banco Bpm con 947 lavoratori in meno (-4,6%), Mps con una riduzione di 4.517 (-21,3%), Bper con 1.896 (-8,9%)”.
Cristina Casadei scrive che al congresso First Cisl “da un lato c’è stata la valorizzazione dell’importante riconoscimento economico di 435 euro dell’ultimo rinnovo, ma dall’altro ha serpeggiato la preoccupazione di Riccardo Colombani per «la draconiana riduzione dell’occupazione nelle banche non cooperative». “Numeri alla mano, nel 2024 secondo i dati rielaborati dalla Fondazione Fiba, il rapporto costo del lavoro su proventi operativi è ulteriormente diminuito al 24,3% (dal 24,8%), e il costo del lavoro è ancora in calo, per effetto della riduzione degli occupati. Per Colombani «serve una governance condivisa tra associazioni datoriali e sindacati».
Il Sole 24 Ore si occupa anche dell’impatto sull’occupazione che avrebbe l’operazione “in corso tra Unicredit e Banco Bpm (…) First Cisl del Banco Bpm stila un elenco di 40 province italiane in cui la quota di sovrapposizione di sportelli supera la “soglia critica” del 20% che dovrebbe spingere l’Antitrust italiano ad intervenire. Sia i dati storici che gli annunci dei piani recenti bastano a First Cisl per parlare di timori concreti per i lavoratori «ceduti o costretti alla mobilità geografica e/o funzionale», con i territori, che saranno «impoveriti dalla perdita di presidi fondamentali per imprese, famiglie e cittadini andando a colpire i territori più fragili», e i clienti che «si vedranno improvvisamente» ridurre il credito. Per questo il sindacato cislino – evidenzia il Sole 24 Ore – prende una posizione netta e dice di «non condividere una manovra che metterebbe a rischio i livelli occupazionali, la qualità del lavoro, il credito alle imprese e la qualità/continuità del servizio bancario nei territori coinvolti».
“Nella sua relazione – scrive Cristina Casadei – Colombani ha spiegato ai 500 delegati presenti a Roma che «il risiko bancario-assicurativo ruota esclusivamente attorno all’interesse degli azionisti e dei top manager: lavoratori e clienti delle banche sono considerati soggetti marginali. Tutte le Ops fanno leva sulla riduzione dei costi, ad eccezione di una che prevede una prevalenza delle sinergie di ricavo. Non verrà creato valore per le imprese e le famiglie. Il sistema bancario italiano primeggia in Europa riguardo alla percentuale delle commissioni sugli attivi e al peso sul totale dei ricavi. È illusorio ipotizzarne una diminuzione con l’ulteriore concentrazione del sistema bancario. Il credito alle imprese non finanziarie continuerà a diminuire, dopo essere calato di 330 miliardi dal 2011 al 2024. Peserà, infatti, il multi affidamento. Comunque è sempre più evidente che le banche italiane preferiscono scommettere sul risparmio gestito, che offre ottimi guadagni, pochi rischi e libera capitale da destinare a buyback per pompare il valore delle azioni»”.
Risiko bancario e intelligenza artificiale. “La categoria dei bancari – si legge ancora sul quotidiano – sembra essere una di quelle più nel mirino e la risposta sindacale, secondo la Cisl non potrà essere limitata «alla volontarietà delle uscite attraverso il Fondo di solidarietà. La tenuta dei livelli occupazionali è insidiata anche dall’impatto dei sistemi di intelligenza artificiale – ricorda Colombani -. Tuttavia, come dimostrato da uno studio dell’Inapp, è alta la complementarietà al lavoro bancario, assicurativo e finanziario. Nuovi tagli sarebbero pertanto del tutto ingiustificati, anche perché il rapporto tra il costo del lavoro e i proventi operativi è sempre più basso».
Nel chiudere il suo articolo la giornalista Cristina Casadei valorizza i temi del ricambio generazionale e della partecipazione fattori “non trascurabili” che “riguardano anche la composizione dell’occupazione nel settore bancario e finanziario e le retribuzioni. Nel primo caso gli occupati under 40 sono solo il 24,6% del totale, contro una media della Ue del 40,1%. Nel secondo caso, invece, rileva Colombani «i compensi dei Ceo hanno spesso valori tra le 40 e le 60 volte la retribuzione media dei lavoratori della stessa impresa, con picchi ben oltre 100 volte. L’obiettivo può esser raggiunto anche attraverso la partecipazione, a cominciare da quella agli utili».