«Mentre in Borsa (e non solo) si gioca il grande risiko delle banche (…), i comuni italiani perdono sempre più filiali. I grandi istituti si stanno trasformano e dalle città o dai paesi spariscono gli sportelli e persino i bancomat. Dal 2018 sono stati chiusi, in Italia, 5.000 sportelli bancari e oltre 3.000 comuni, per un totale di 4 milioni e 300mila persone, ne sono privi».
Con questi dati allarmanti, il giornalista Andrea Monticone, dalle colonne di Torino Cronaca, affronta il problema della desertificazione bancaria attraverso i dati presentati dall’Osservatorio di First Cisl, con un focus su Torino e il Piemonte.
In Piemonte – riporta l’articolo – si contano 38 sportelli ogni 100.000 abitanti e circa 605.000 persone risiedono in zone prive di filiali. «La metà di queste, circa, ha perso la propria banca di paese tra il 2015 e il 2024». In questo stesso periodo, circa 20.000 imprese piemontesi sono rimaste senza sportello bancario nel loro territorio, con un totale di 42.000 imprese colpite dal fenomeno della desertificazione bancaria. «Le province di Torino e Cuneo sono tra le più colpite dal fenomeno». In 58 comuni piemontesi, l’unico presidio bancario è rappresentato dalla Banca di Asti, mentre Intesa Sanpaolo mantiene uno sportello unico in 49 comuni, Unicredit in 27. Tuttavia, Intesa Sanpaolo è anche l’istituto che ha chiuso il maggior numero di sportelli tra il 2015 e il 2024, con 48 chiusure, seguita da Unicredit con 42 e Banco Bpm con 32. «Intesa Sanpaolo conserva parte della capillare rete dell’Istituto Sanpaolo, ma è anche quella che ha ridotto maggiormente la sua presenza».
Monticone esplora nel suo servizio anche le cause di questa desertificazione ed evidenzia che le motivazioni dietro questo fenomeno non sono solo economiche, ma hanno radici anche nei cambiamenti tecnologici e nelle abitudini della clientela: in Piemonte il 60% della clientela fa uso dell’home banking; un vero e proprio “boom”. Ad esempio, in Intesa Sanpaolo «oltre il 90% della clientela può dirsi omnicanale, combinando servizi tradizionali con app, home banking e sportelli evoluti».
D’altra parte, l’accesso ai servizi digitali non è alla portata di tutti, in particolare degli anziani e delle persone meno abituate all’uso delle tecnologie, senza considerare che spesso questi si concentrano proprio nei piccoli centri più colpiti dalla desertificazione. Difatti, l’Unione dei comuni montani (Ucem), ha sollevato una preoccupazione concreta: «Come si possono garantire i servizi bancari ai piccoli centri, dove la popolazione anziana fatica con la tecnologia?».
Tra le soluzioni prospettate c’è quella di «mantenere degli sportelli, automatizzati o meno, anche in “coabitazione”: esercizi commerciali che potrebbero ospitare un bancomat o persino un servizio postale, come accade all’estero. O i classici sportelli, con personale minimo, alle dipendenze di una filiale più grande, sul modello delle agenzie e subagenzie assicurative». D’altra parte – conclude il giornalista riportando la dichiarazione di un rappresentante di un istituto bancario milanese – bisogna considerare i costi e la sostenibilità economica.
Leggi l’articolo completo di Andrea Monticone su Torino Cronaca
Qui il 10° report dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl aggiornato al 30 settembre 2024
Qui i dati sulla desertificazione bancaria in Piemonte
Qui tutti i dati e i grafici descrittivi della desertificazione bancaria in Italia, a cura di Fondazione Fiba