“Per ridare valore al lavoro in un’epoca di grandi trasformazioni come la nostra dobbiamo puntare sulla partecipazione. Le banche, anche per la struttura del capitale sociale, estremamente frammentato, offrono la possibilità di sperimentare una forma di partecipazione di tipo finanziario, in grado di dar vita all’ibridazione di capitale e lavoro, superando l’alibi paternalistico che le aziende invocano per giustificare un modello che ha come unico fine l’interesse degli azionisti. Per contare davvero, però, il lavoro deve essere rappresentato collettivamente a monte in modo strutturato. In altri settori si possono sperimentare modelli diversi, come prevede il progetto di legge di iniziativa popolare della Cisl. L’importante è che tutto passi dalla contrattazione, attraverso il dialogo e la condivisione. Per questo abbiamo chiesto e ottenuto che nel contratto nazionale Abi fosse inserito un demando alla contrattazione di secondo livello sulla partecipazione, una norma che, in altra forma, è prevista anche dal contratto nazionale del credito cooperativo”. Lo ha detto il Segretario generale First Cisl Riccardo Colombani intervenendo alla tavola rotonda “Lavoro, relazioni sindacali e democrazia economica nell’era delle grandi trasformazioni”, che si è tenuta nel corso del Consiglio generale svoltosi a Roma.
“Si tratta di utilizzare la contrattazione non solo, come si è fatto finora, in funzione redistributiva, ma di individuare attraverso di essa una via italiana alla partecipazione, un modello veramente originale che prenda a riferimento sia la cogestione tedesca che la partecipazione finanziaria francese, superando però i limiti di entrambe le esperienze – ha proseguito Colombani – Le banche hanno deviato da tempo dalla loro funzione sociale. Ed è quindi logico che avvertano una certa preoccupazione di fronte all’idea che il sindacato si proponga, attraverso la contrattazione e la partecipazione, di orientarne l’attività verso gli obiettivi – tutela del risparmio ed erogazione del credito – che la Costituzione prevede. Oggi non è così. Dopo la stagione del rialzo dei tassi, che ha permesso di realizzare enormi utili, assistiamo al ritorno del risiko bancario. Le operazioni straordinarie rappresentano la strada più breve per mantenere elevata, trimestre dopo trimestre, la remunerazione degli azionisti, senza tener conto che la concentrazione del sistema bancario italiano è già oggi molto più elevata di quella tedesca e francese”.
“Ciò spiega anche la tendenza a spingere sempre più sulla leva del risparmio gestito. Le banche italiane hanno una redditività sulla gestione della raccolta indiretta che non ha eguali in Europa: da 15 anni viaggiano attorno all’1% degli attivi per commissioni, la gran parte sui servizi finanziari, mentre la media europea si attesta allo 0,63%. Di contro il credito continua a calare. Se spostiamo lo sguardo all’Europa, lo stesso sta avvenendo con la formazione, favorita dalla regolazione bancaria, di grandi conglomerati finanziari. La molla è sempre quella dell’interesse dei grandi azionisti. Il senso più profondo di un disegno di democrazia economica, come quello che noi perseguiamo con la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori alla gestione delle imprese, è tornare – ha concluso Colombani – all’ispirazione di fondo dei padri costituenti, per superare un modello orientato solo all’interesse degli azionisti e restituire le banche alla loro autentica funzione sociale”.