Colombani su Huffington Post: Mercato unico dei capitali e Fondo di investimento garantito nelle imprese come benzina per l’economia reale

Su Huffington Post il Segretario generale First Cisl, Riccardo Colombani, esaminando il potenziale del risparmio delle famiglie italiane come motore per la crescita economica, rilancia la proposta di Cisl e First Cisl per la creazione di un Fondo nazionale di investimento nell’economia reale (Finer) in grado di canalizzare le risorse verso lo sviluppo del Paese, in linea con quanto auspicato dalla Costituzione:

Mercato unico dei capitali e fondo di investimento garantito nelle imprese come benzina per l’economia reale

Il ruolo del risparmio può diventare fondamentale per garantire al Paese una crescita forte ed inclusiva fondata sulla trasformazione digitale ed ecologica dei sistemi produttivi, attuando così la seconda parte dell’articolo 47 della Costituzione, secondo cui la Repubblica favorisce l’accesso diretto e indiretto del risparmio all’investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese. È una previsione che non è stata mai realmente attuata. E che invece, se compiutamente realizzata, potrebbe centrare il duplice risultato di alimentare con risorse vitali l’economia reale e dare rendimenti soddisfacenti al risparmio delle famiglie. Ma per raggiungere l’obiettivo ci sono, prima di tutto, problemi da affrontare e risolvere – come ben sottolineato in occasione della recente Giornata del Risparmio il capo dello Stato Sergio Mattarella e il governatore di Banca d’Italia Fabio Panetta – e poi servono nuovi strumenti di investimento da offrire al risparmio.

Nel 2023 la ricchezza complessiva delle famiglie italiane, pur diminuita in rapporto a quella europea dal 2016, rappresenta pur sempre il 16,6% del totale Ue. Si tratta in valore assoluto di una cifra iperbolica, pari a 9.943 miliardi di euro, una parte della quale potrebbe essere messa al servizio della crescita dell’economia reale, contribuendo ad alimentare quel plafond di 750-800 miliardi di investimenti che Mario Draghi, nel suo report sulla competitività, ritiene necessari nei prossimi anni affinché l’Unione europea tenga il passo delle altre grandi economie mondiali. Un primo problema dell’Europa è purtroppo la frammentazione dei mercati finanziari, che rende oggettivamente più difficile canalizzare il risparmio verso l’economia reale, a differenza di quanto avviene negli Usa.

Qui, negli Stati Uniti, la propensione al risparmio è molto più bassa di quella europea, ma la ricchezza delle famiglie è cresciuta molto di più proprio perché investita nell’economia reale attraverso i mercati dei capitali, meno frammentati e più efficienti di quello italiano: da noi, dei milioni di imprese presenti sul territorio nazionale, solo 427 aziende sono quotate a Piazza Affari. E questo quadro è almeno concausa della sostanziosa e crescente “fuga” all’estero dei risparmi: basti pensare che, secondo i dati diffusi da Assogestioni, dei 546 miliardi di euro affidati dalle famiglie italiane ai gestori globali, solo 87,5 miliardi sono investiti in bond e titoli di Stato tricolore (circa 72 miliardi) e azioni di società quotate a Piazza Affari (15,6 miliardi).

È quindi più che mai importante che l’Ue segua la stessa strada degli Usa, dotandosi di quello che il Rapporto Letta ha chiamato Mercato unico dei risparmi e degli investimenti, tenendo conto delle specificità nazionali. Per raggiungere questo obiettivo, First Cisl e Cisl hanno proposto la creazione di un Fondo nazionale di investimento nell’economia reale, una piattaforma con governance pubblico-privata che riunisce Cdp, banche e assicurazioni, soggetti questi ultimi in grado di porre in relazione il risparmio con le esigenze del tessuto produttivo.  Agli investitori, che volontariamente accederanno al fondo, andranno assicurati la protezione dei loro risparmi, la garanzia integrale del capitale e, al tempo stesso, limiti temporali e di ammontare definiti per evitare qualsiasi forma di speculazione. Questa l’architettura della proposta, alla quale possono dare un contributo decisivo le banche, oggi concentrate sul wealth management, ovvero la cura dei grandi patrimoni, e meno attive sul piccolo risparmio. È un progetto che si può fare. Serve solo la volontà politica.

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