Le prime cinque banche italiane ancora sugli scudi. Lo confermano le semestrali di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper che registrano un margine di interesse del 10,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
L’analisi della Fondazione Fiba di First Cisl certifica il buon andamento dei principali gruppi bancari nazionali e gli organi di stampa ne rilanciano ampi stralci. “L’utile delle prime banche sale a 12 miliardi nel semestre”, scrive Ansa che nel suo titolo inserisce le dichiarazioni del segretario generale First Cisl Riccardo Colombani: “Le banche investano sulle persone”. Non dissimile l’impostazione per Quotidiano Nazionale, Il Resto del Carlino, La Nazione, Tiscali News, La Sicilia, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi, Stranotizie e VeneziePost.
La Stampa, Il Secolo XIX, Teleborsa e CityWire fanno notare come gli utili delle banche continuino a volare mentre frenano i prestiti: “Credito sempre più giù, forte gap con l’Europa”. Analoga impostazione per Borsa Italiana che scrive “Banche: First Cisl, meno credito da italiane rispetto a concorrenti Ue”. Per AdnKronos “Banche: First Cisl, volano gli utili ma frenano i prestiti”. Avvenire scrive “First Cisl: bene i conti delle grandi banche, ma soffre il credito”, per Il Tempo e su Agi Colombani rimarca “Banche investano sulle persone per creare valore”.
La Repubblica titola come l’analisi cislina: “Banche, volano utili e frenano prestiti. Credito sempre più giù, forte gap con l’Europa” Il Corriere della Sera evidenzia come dalle semestrali delle banche si rilevino maxi-utili e “profitti semestrali sù del 20% a 12 miliardi”. Milano Finanza sottolinea che “Le prime 5 banche italiano realizzano un utile record di 12 miliardi: l’analisi dopo i conti del primo semestre”. “Numeri da record e guadagni d’oro per le banche”, sintetizza il quotidiano Libero. Secco il titolo de La Nazione, L’Arena e Finanza-24h : “L’utile delle prime 5 banche sale a 12 miliardi nel primo semestre”. Il Tempo evidenzia che “Scendono i prestiti destinati a imprese e famiglie: da gennaio a giungo giù del 4,5%”.
Tutte le testate evidenziano come le big five del sistema bancario italiano presentino conti lusinghieri e, come si legge nel report della Fondazione Fiba, “l’incidenza del margine di interesse sul totale dell’attivo passa dall’1,6% all’1,8%, mentre le commissioni nette registrano una crescita del 6,5%, supportata anche da un incremento della raccolta indiretta nel primo semestre del 5,3%, favorita dal buon andamento dei mercati. La politica seguita fino ad oggi dalla Bce ha fatto sì che la discesa dei tassi di mercato a breve termine sia avvenuta a ritmo molto lento, col risultato di gonfiare il margine di gestione del denaro. Il notevole incremento dei ricavi ha determinato un utile netto di oltre 12 miliardi di euro, in crescita del 19,8%, con un Roe delle 5 Big italiane del 15,5%”.
La nota dolente “resta il credito. Gli impieghi registrano infatti una contrazione del 3,2% (oltre 37 miliardi il calo in valore assoluto) rispetto allo stesso periodo del 2023. Se si considerano i dati al netto dei pronti contro termine alla clientela, che rappresentano effettivamente i prestiti all’economia reale, alle famiglie e alle imprese, la riduzione è del 4,5% in un anno (dato che non considera Bper, che non fornisce informazioni a tal proposito). È una tendenza che vale del resto non solo per i primi cinque gruppi, ma per tutto il settore. Dai dati Bce sulle banche significant emerge infatti che al 31 marzo 2024 il nostro Paese registra un calo del 3% rispetto allo stesso periodo del 2023, contro una media europea del + 1,35%. Più in dettaglio, Francia (+ 1,65%), Spagna (+ 1,74%) e Germania (+ 2,29%) fanno nettamente meglio. Il minor credito concesso dalle banche italiane rispetto ai competitor europei si evince anche dal rapporto tra prestiti e depositi (Loan to deposit), decisamente più basso (90,52%) rispetto sia alla media Ue (102,78%) che a Francia (106,45%), Spagna (98,73%) e Germania (114,27%)”.
L’analisi della Fondazione Fiba rivela: Cost/income basso e produttività in crescita. “Non si ferma il calo del cost/income, che rispetto al primo semestre 2023 segna un’ulteriore contrazione, scendendo al 39,9% dal 42,8% portando a quasi 13 punti il gap con i maggiori competitor europei (52,8%). Il costo del personale registra un lieve incremento (+ 1,6%) e pesa per il 24,8% sui proventi operativi, in riduzione dal 26,4% del primo semestre 2023. Crescono anche tutti gli indicatori di produttività per dipendente, in particolare il risultato di gestione pro capite (+ 16,9%) e il margine primario per dipendente (+ 12%)”.
Ma un altro dato va preso in seria considerazione: “Nel primo semestre 2024 – si legge nel report cislino – resta sotto controllo l’Npl ratio netto, stabile all’1,4% con un costo del credito anch’esso sostanzialmente stabile (22 bps), ad un livello estremamente contenuto. Diminuiscono notevolmente (- 19,4%) anche i crediti stage 2 (posizioni in bonis che hanno subito un peggioramento senza diventare deteriorate), che pesano adesso il 10% (dal 12,3%) sul totale dei crediti alla clientela. Cala dell’1,3% lo stock di crediti deteriorati netti. Per quanto riguarda i coefficienti patrimoniali si assiste ad un ulteriore consolidamento. In particolare il Cet1 cresce dal 14,92% al 15,10%, anche per effetto, in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei, di una riduzione delle Rwa (attività ponderate per il rischio), conseguente alla riduzione degli impieghi. Nonostante gli ottimi risultati le banche continuano a ridurre occupazione e presenza sul territorio: il numero dei dipendenti cala del 2,6%, mentre chiudono 261 sportelli (- 2,2%) rispetto al 30 giugno 2023”.
Per il segretario generale First Cisl Riccardo Colombani, «i grandi gruppi italiani hanno realizzato utili elevatissimi nei primi sei mesi del 2024, ma si è contemporaneamente ridotto il credito a imprese e famiglie. La capacità di generare organicamente capitale continua a trasformarsi in benefici quasi esclusivi per gli azionisti, attraverso politiche di distribuzione di dividendi sempre più generose e il ricorso sistematico ai buyback. È naturale che le banche prestino attenzione alla remunerazione degli azionisti, ma indirizzare ogni azione a questo fine rischia di rallentare i necessari investimenti in nuove tecnologie digitali e sistemi di intelligenza artificiale, che non solo non devono sostituire il lavoro umano, ma anzi devono e possono contribuire ad esaltarne la creatività ed il coinvolgimento, con l’obiettivo di ottenere standard elevati nella qualità dei servizi, che saranno sempre più tailor made».
«Pertanto – evidenzia il leader dei bancari della Cisl – serve formazione continua, mirata allo sviluppo delle competenze, anche digitali, attribuendo preminenza alla valorizzazione di lavoratrici e lavoratori nelle dinamiche d’impresa. Andrebbero inoltre promossi programmi di educazione digitale della clientela. Il rafforzamento e la stabilità delle banche, infatti, dipenderanno molto dalla capacità di investire nelle persone, in una stagione di profondi cambiamenti. D’altra parte, il valore di mercato delle banche nel lungo periodo non potrà essere dato dalla somma dei buyback. Conterà, invece, la qualità degli investimenti realizzati in tempi di grande disponibilità di risorse. Insomma – conclude Colombani – serve uno sguardo lungo e non solo focalizzato sulla trimestrale».
Qui l’analisi sulle semestrali delle banche big 5 al 30 giugno 2024