Più di 4 milioni di cittadini e quasi 266mila imprese non hanno più un riferimento fisico bancario. È l’incessante effetto della desertificazione bancaria che non tiene conto della funzione sociale delle banche e rivede, mese dopo mese, la sua presenza sul territorio. Panorama torna sul tema della revisione commerciale del sistema bancario italiano riprendendo l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl.
“Banche: chiuse altre 163 filiali, al sud la situazione è critica”. Questo il titolo del servizio firmato dal giornalista Simone Di Meo che sottolinea come “la chiusura di ulteriori 163 filiali, nei primi sei mesi del 2024” abbia aggravato “la già preoccupante desertificazione bancaria che affligge un quarto del territorio nazionale (nel solo biennio 2022-2023, sono state chiuse 1.500 filiali in tutto il Paese). A lanciare l’allarme è il recente rapporto dell’Osservatorio di First Cisl che evidenzia una situazione sempre più critica per il tessuto produttivo e sociale del nostro Paese, soprattutto al Sud”.
“Province come Grosseto, Ravenna, Reggio Emilia e Pisa – si legge su Panorama – presentano, infatti, un minor grado di depauperamento, essendo riuscite a mantenere un numero significativo di sportelli sul territorio, garantendo così un migliore accesso ai servizi finanziari per la popolazione e le imprese locali. Al contrario, le province che si trovano agli ultimi posti della classifica, come Vibo Valentia e Isernia, sono le più colpite dal fenomeno. Questi territori hanno visto una drastica riduzione del numero di filiali, con gravi ripercussioni sul tessuto economico e sociale locale. La mancanza di accesso a servizi finanziari essenziali in tali aree rischia di esacerbare ulteriormente le disparità già esistenti, e di creare squilibri anche sul fronte industriale e occupazionale”.
Su Panorama il giornalista fa notare che “nel 2024, la crescita del Pil italiano è prevista allo 0,9%, un tasso stabile rispetto al 2023 ma inferiore rispetto agli anni precedenti. Questo rallentamento è in parte attribuibile alla riduzione degli investimenti e alla stretta creditizia, che ha limitato l’accesso ai finanziamenti necessari per l’espansione delle attività economiche. In questo contesto, la presenza delle banche diventa cruciale per sostenere la crescita, specialmente in un momento in cui la domanda di credito rimane debole e le condizioni finanziarie sono più restrittive rispetto al passato”.
Sui vari organi d’informazione il segretario generale First Cisl, Riccardo Colombani, ha evidenziato che a dispetto di «tutti i proclami sulla sostenibilità sociale, le banche italiane stanno privando dell’accesso a un servizio essenziale milioni di persone. A pagare il prezzo più pesante sono i fragili, anziani in primo luogo, così come le persone con un basso livello di istruzione, che hanno scarse competenze digitali. Il basso livello di utilizzo dell’internet banking rispetto alla media Ue ci dice una cosa semplice: le chiusure dipendono dalla volontà di tagliare i costi, non dalla diffusione del digitale». Per il leader dei bancari della Cisl «è tempo che in Italia il problema venga affrontato dalla politica e dalle istituzioni: First Cisl è pronta al confronto».
Qui il report con le tabelle esplicative
Qui i dati e i grafici descrittivi della desertificazione bancaria in Italia