Desertificazione bancaria a Padova, First Cisl: oltre ai disagi per i cittadini, cresce il rischio di infiltrazioni mafiose

“La trasformazione delle banche. Spariscono gli sportelli, in 20mila senza bancomat. «Un danno alle imprese». Negli ultimi 7 anni sono state chiuse circa 200 filiali, un terzo di quelle esistenti”; così titola Il Mattino di Padova, aggiungendo subito in apertura la dichiarazione del segretario generale territoriale First Cisl Padova Rovigo, Alessandro Pani: “Oltre ai disagi per i cittadini, cresce il rischio di infiltrazioni mafiose”.

L’articolo, a firma di Elvira Scigliano, offre un’approfondita esposizione dei dati dell’ultimo aggiornamento trimestrale dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl, ed evidenzia come “Padova sia la provincia messa peggio in tutta la regione: 17 sportelli persi tra il 2022 e il 2023. E 20mila padovani vivono in un comune senza banca. Il contraccolpo riguarda anche il personale degli istituti finanziari: nel 2022 i bancari nella provincia erano 3.787, nel 2023 sono scesi a 3.739”. Questi dati posizionano “la provincia di Padova al 25° posto in Italia nella classifica della desertificazione relativa: i comuni con una sola filiale”.

Ampio spazio viene dato alle considerazioni di Pani, che spiega: “Il pericolo numero uno è lasciare i piccoli imprenditori senza accesso al credito con il rischio che la delinquenza si appropri di queste zone. (…) Una banca non ha solo la funzione di vendere i proprio prodotti, ma deve favorire la crescita di un territorio”. Naturalmente, prosegue il segretario territoriale, “i disagi riguardano anche le famiglie. Non abbiamo superato l’euro di carta, prelevare serve ancora, soprattutto in un piccolo paese dove le piccole spese quotidiane non puoi farle con il bancomat”.

Alessandro Pani evidenzia infine come i processi di riorganizzazione avviati dalle banche riscontrino spesso anche problemi di ricambio generazionale: “una volta era interessato a questo lavoro il neo laureato, adesso non troviamo neppure neo diplomati, e uno su due va via dopo i primi due anni: è personale di passaggio, il 60-65% dei giovani non ha più la propensione al posto fisso e chi ce l’ha per l’80% non la ritiene la professione della vita. Per di più il settore bancario non ha grande appetibilità: gli uffici centrali sono pieni di persone che fanno marketing e lavorano nell’area legale, ma tutti gli altri sono chiamati a cercare di vendere prodotti bancari su una spinta sempre più incalzante perché le vendite siano incessanti. È tutto massificato, la pubblicità dice che il cliente è al centro, ma come bersaglio su cui sparare proposte commerciali. Il dipendente deve vendere quello che ha a disposizione, non importa più la storia del cliente e i suoi progetti”.

“E non c’è nemmeno una crescita economica corrispondente – conclude il segretario generale First Cisl Padova Rovigo – come succedeva prima che si partiva con 1.400 euro e si arrivava a 2.800. Oggi gli stipendi sono più bassi, si contano i benefit, ma le responsabilità sono maggiori”.


Qui il report nazionale con le tabelle esplicative

Qui i dati sulla desertificazione bancaria in Veneto

Qui tutti i dati e i grafici descrittivi della desertificazione bancaria in Italia, a cura di Fondazione Fiba