Introdotto dalla segretaria generale First Cisl Verona, Rosaria Di Martino, con la collaborazione di Andrea de Manincor, l’incontro ha visto la partecipazione del segretario generale First Cisl nazionale, Riccardo Colombani, del segretario generale Cisl Verona, Giampaolo Veghini, del presidente Bcc Verona e Vicenza, Flavio Piva, del responsabile relazioni sindacali Davide Pelucchi e di Piero Fusco, Gruppo Generali Assicurazioni e del presidente del Consiglio comunale di Verona, Stefano Vallani. I lavori sono stati moderati dalla giornalista de L’Arena Valeria Zanetti.
Il segretario generale First Cisl
Riccardo Colombani, nel suo intervento, ha sottolineato che “la partecipazione agli utili può essere la chiave di volta di un nuovo paradigma salariale per l’elevazione economica e sociale dei lavoratori. L’esperienza maturata in Generali nel corso del Novecento merita di essere studiata in profondità. Nata come spontanea liberalità d’impresa nel lontano 1909, la partecipazione agli utili da parte dei lavoratori, grazie agli accordi sindacali successivamente intervenuti, fu ampliata alla significativa quota del 9% del monte dividendi. Fu più volte modificata, sino alla recente trasformazione da istituto retributivo collettivo in retribuzione individuale. Si tratta di un percorso che nel tempo dovrà esser ripreso, tenendo a mente il valore dell’applicazione erga omnes”.
“L’apertura di Intesa Sanpaolo è senz’altro un passo avanti molto importante. Introdurre la partecipazione agli utili significa infatti creare un diverso rapporto tra azienda e lavoratori – ha proseguito Colombani – con salari più elevati, anche come risultato di un maggior peso delle componenti variabili della retribuzione: sia quelle legate alla redditività, come appunto la partecipazione agli utili, sia quelle legate alla produttività. Abbiamo bisogno di un positivo shock salariale: la partecipazione agli utili va esattamente in quella direzione. Inoltre, il coinvolgimento che si realizza facilita l’applicazione di un’organizzazione del lavoro più flessibile. D’altra parte, il forte incremento dei dividendi e delle operazioni di buyback delle banche, hanno premiato gli azionisti con un costo del lavoro che invece non è aumentato per effetto della riduzione del numero delle persone occupate. Con l’aumento dei ricavi si è verificato un cospicuo abbassamento del cost income che ha alimentato lo shareholder value e le retribuzioni dei top manager. È ora di voltare pagina – ha concluso Colombani – e di ricordarsi che Henry Ford rivoluzionò la società americana ad inizio del secolo scorso inaugurando una lunga stagione di crescita delle opportunità, raddoppiando gli stipendi dei lavoratori”.