Stampa, radio e tv rilanciano l’attività di First Cisl. Gli interventi di Colombani sui temi caldi dell’economia e del sistema bancario

L’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl è diventato uno strumento di pronta consultazione. Stampa specializzata, carta stampata, testate radiotelevisive e siti on-line vi ricorrono per comprendere come cambi la mappa dei servizi bancari disponibili sul territorio nazionale. Le analisi condotte dalla Fondazione Fiba per First Cisl sono in costante aggiornamento e stanno a segnalare i gravi disagi, generati dal continuo ridimensionamento della presenza fisica degli sportelli bancari e ricadenti sull’utenza.

L’attualità del tema cresce di settimana in settimana. Riccardo Colombani, segretario generale di First Cisl, lo rilancia puntualmente intervenendo, a varie riprese, sulla stampa e partecipando a trasmissioni televisive e radiofoniche. Le considerazioni del leader dei bancari della Cisl non si sono però limitate solo a questo aspetto; Colombani ha infatti partecipato al dibattito sullo stato di salute delle principali banche italiane, sull’incremento dei tassi, sulla robustezza del risparmio italiano, sulle prospettive dell’economia nazionale.

Il programma “Mi Manda Rai Tre” ha dedicato una puntata proprio alla desertificazione bancaria. Il conduttore Federico Ruffo ha sottolineato come “fare un salto in banca” non sia più cosa agevole. Con la chiusura delle filiali sono venuti meno non solo servizi ma anche quella funzione sociale degli istituti di credito, basata sul rapporto di fiducia tra sistema creditizio e clientela. Impietosi i numeri riproposti dalla trasmissione di Rai 3: nel 2012 le banche operanti in Italia erano 706. Alla fine del 2021 sono scese a 406. Diminuiti considerevolmente anche gli sportelli passati da 32.281 del 2012 a 21.650 del 2021. In 10 anni sono state chiuse 11.231 registrando un drastico – 34%.

Perché la banca chiude e soprattutto nei piccoli comuni? ha chiesto il giornalista Federico Ruffo. «Perché nella logica della banca – ha risposto Colombani – essendoci meno popolazione residente si ritiene che gli effetti siano meno impattanti. In verità ci sono molti comuni, il 25 per cento del totale dei comuni italiani, che registrano la presenza di un solo sportello e sono densamente popolati. Per questo motivo abbiamo costituito un Osservatorio sulla desertificazione bancaria, consultabile sul nostro sito, dove rileviamo questi dati che sono tanto importanti quanto preoccupanti perché nei piani d’impresa di alcune grandi banche sussiste questa tendenza a chiudere».

La problematica del disimpegno delle banche da vaste aree territoriali è stato affrontata anche da “Sportello Italia” la trasmissione di Americo Mancini in onda su Rai Radio 1 condotta da Paola Nania e Stefano Marcucci. «Ormai 4 comuni su dieci – ha rimarcato Colombani – sono sprovvisti di uno sportello bancario (…) Il fenomeno è iniziato da qualche anno ma la vera accelerazione si è registrata a partire dal 2015 e purtroppo continua. La desertificazione è dovuta a questo processo selvaggio di concentrazione bancaria del nostro sistema. All’inizio di questo secolo era del 21%, altrove il dato della concentrazione è molto più basso (…) Associare il ritrarsi delle banche dal territorio alla digitalizzazione del paese è una scusa perché i dati recentissimi di Eurostat – rileva ancora il segretario generale di First Cisl – ci segnalano che solo il 48 per cento degli italiani utilizza i servizi bancari on-line. Ma attenzione: le fasce più anziane della popolazione vi fanno molto meno ricorso e sono quelle che detengono quote importanti del risparmio. Ci sono quindi evidenti fenomeni di emarginazione sociale che vanno in direzione opposta del Pnrr considerato che uno degli asset strategici è quello dell’inclusione sociale».

Non è sfuggita all’attenzione dei media lo stato di salute delle prime banche italiane certificato dall’analisi condotta dalla Fondazione Fiba per First Cisl. Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps, Bper hanno riportato lusinghieri risultati di bilancio conseguiti con il costante impegno dei dipendenti che meritano l’aumento dei salari. Gli ottimi conti delle big 5 sono stati sottolineati anche dal giornalista economico Americo Mancini nel suo servizio trasmesso da Rai Gr1. Questo il testuale lancio di presentazione dell’articolo “Economia: la bce continua ad aumentare i tassi di interesse, le banche tornano a fare utili record, intanto si taglia il personale e si riducono gli sportelli. Al sud rischio desertificazione bancaria”. Una  sintesi perfetta dell’accurata attività di ricerca svolta da First Cisl e valorizzata anche dal programma televisivo di Tv2000Vediamoci chiaro”. Il conduttore Giuseppe Caporaso ha riproposto infatti il tema del risparmio privato da mettere a disposizione del sistema produttivo italiano tramite l’istituzione di un Fondo di investimento nazionale nell’economia reale (Finer).

In tale sede Colombani ha evidenziato quanto sia robusta la quota di risparmio degli italiani che sui conti correnti bancari e postali hanno liquidità per 1miliardo e 200milioni di euro. «È un asset che andrebbe messo a disposizione della crescita – ha detto – canalizzando il risparmio verso l’economia reale, con alcune condizioni: garanzia integrale del capitale, ammontare e scadenza determinati. Il fondo potrebbe essere gestito da Cassa Depositi e Prestiti attraverso forme di partenariato con banche e assicurazioni”. Concetti ampiamente sviluppati da un reportage del giornalista Sergio Luciano e pubblicato, nella sua versione mensile, da Investire Magazine. Qui il leader dei bancari della Cisl ha sottolineato l’importante ruolo degli intermediari finanziari: «Le banche conoscono l’economia dei territori e vanno coinvolte e incentivate sul piano fiscale ad adottare modelli di servizio coerenti con questo obiettivo, a cominciare da un modello di consulenza aperto, non limitato ad un numero ridotto di strumenti finanziari come avviene oggi. Anche i risparmiatori vanno incentivati: lo strumento giusto è la garanzia integrale del capitale investito, con limiti temporali e di ammontare definiti ex ante».

Investire Magazine ha rimarcato come «il progetto – sostenuto dalla stessa Confederazione e dal suo capo, Luigi Sbarra – punti innanzitutto a far sì che questo fondo ‘Finer’ sostenga la transizione ecologica delle Pmi esistenti e crei delle start-up pienamente sostenibili nelle aree più svantaggiate dell’Italia, contribuendo alla trasformazione del sistema produttivo nazionale e a ridurre i perduranti divari territoriali. Convogliarvi tra i 70 e i 100 miliardi di euro quanto una seconda Cassa Depositi e Prestiti sarebbe un’impresa enorme, eppure corrisponderebbe ad appena l’1,5-2% della ricchezza finanziaria delle famiglie (circa 5mila miliardi di euro).  Attenzione, però: l’adesione al fondo dovrebbe essere esclusivamente e meramente volontaria», e per convincere i risparmiatori «ci vorrebbe una parola magica: ‘garanzia’. Già: nel progetto First Cisl, il Finer dovrà prestare una garanzia statale integrale su di un ammontare massimo (per evitare speculazioni) ad una certa scadenza, ferma restando la possibilità di realizzare plusvalenze».

«Il Finer sarebbe un propulsore potente per lo sviluppo forte e sostenibile dell’Italia. Riscontrerebbe – conclude il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani – ampio favore tra i risparmiatori: del resto i più recenti studi svolti nell’ambito dell’educazione finanziaria evidenziano un’asseverata positiva attenzione a favore di investimenti che proteggano le famiglie rispetto a fenomeni di volatilità e che siano chiaramente indirizzati a favorire una crescita economica sostenibile».

 

Lo studio della Fondazione Fiba in cui viene illustrato il Finer:Il ruolo della finanza nella transizione verde italiana – Una proposta per il coinvolgimento del risparmio privato”