Nel corso della quarta giornata dei lavori del 2° Congresso nazionale di First Cisl si è tenuta la tavola rotonda dal titolo “Il valore aggiunto della legalità nella realizzazione del Pnrr” con la partecipazione di Sergio Cristallo, direttore Agenzia delle entrate, Claudio Clemente, direttore Uif, Giuseppe Busia, Presidente Anac, Maurizio De Lucia, procuratore della Repubblica di Messina e Riccardo Colombani, segretario generale First Cisl.
L’incontro è cominciato con significative dichiarazioni di Riccardo Colombani: “I lavoratori sono schiacciati dalla mole degli adempimenti normativi. Ma una fase cruciale per la nostra economia come quella del Pnrr non può essere affrontata in questo modo. Oggi la responsabilità amministrativa delle imprese viene autocertificata e poi scaricata sui lavoratori col metodo delle contestazioni disciplinari. Per questo First Cisl ha proposto da tempo l’introduzione del reato di disastro bancario, ricalcandolo su quello di disastro ambientale, così da poter perseguire le vere responsabilità, che sono in capo agli amministratori e non certo ai lavoratori”.
“Il nostro ufficio legale – ha precisato il segretario generale di First Cisl – ha seguito 310 procedimenti a carico di colleghi per casi di risparmio tradito, uscendone con ben 282 assoluzioni, mentre 26 sono pendenti e due in appello. Ma c’è poco da festeggiare. L’unica cosa da fare è rivedere le norme e attribuire alle autorità competenti il compito di validare il modello organizzativo, gestionale e di controllo. Questo sarebbe veramente un efficace presidio di legalità, altrimenti saranno sempre i lavoratori incolpevoli a subire le conseguenze”.
La tavola rotonda è proseguita con l’intervento di Sergio Cristallo che si è soffermato sulla riforma dell’amministrazione fiscale. Tale riforma prevede, relativamente al Pnrr, l’obiettivo della riduzione e del miglioramento degli adempimenti da parte dei contribuenti. È chiaro che un miglioramento e una semplificazione degli adempimenti aumentano la compliance che riduce evasione fiscale, evasione che va comunque contrastata con un’azione dell’Agenzia delle entrate. Ovviamente riducendo l’evasione fiscale si aumentano le risorse a disposizione della società a beneficio, quindi, di investimenti nella sanità, costruzione di strade ed altro.
Cristallo ha sottolineato che “un punto importante della riforma deve essere la semplificazione fiscale perché semplificando si rende più difficile l’evasione. Attualmente sono più di 800 le leggi che disciplinano la materia fiscale. La digitalizzazione aiuta a semplificare, ma occorrerebbe anche uno snellimento della disciplina tributaria”.
“La lotta all’evasione è prioritaria: abbiamo un tax gap sopra i 70 miliardi di euro. Dal 2015 al 2019 è diminuito di 10 miliardi ma comunque rimane un importo elevato – ha evidenziato il direttore – Questo tax gap sottrae risorse a tutti noi, risorse importanti soprattutto in questa crisi, prima pandemica, poi bellica”.
“Una delle sfide principali del Pnrr – ha ricordato Giuseppe Busia nel suo intervento – è quello di imparare a fare in fretta, ma non si può dimenticare l’importanza di fare bene, perché nell’accelerare si rischia di saltare dei passaggi; per questo, come Autorità nazionale anticorruzione, abbiamo proposto delle disposizioni normative che aiutino a semplificare i passaggi per le amministrazioni e le imprese”.
Il presidente dell’Anac ha poi sottolineato: “Il Pnrr è un piano di grandissimi investimenti e non possiamo rischiare che i fondi vadano in mani sbagliate o che vengano sprecati; quindi noi insistiamo su alcune regole di prevenzione, elemento chiave per combattere la corruzione, intesa non solo come reato, ma come ogni comportamento attraverso il quale si sprecano le risorse pubbliche a vantaggio di pochi. Un esempio negli appalti: la chiave di volta è la digitalizzazione che consente di accelerare e li rende più controllabili, quindi più trasparenti”.
È poi intervenuto Giovanni Clemente, il quale ha spiegato che “l’obiettivo fondamentale dell’Unità di informazione finanziaria è elevare il livello di legalità nel Paese. L’attività dell’Uif assume un ruolo particolarmente significativo in situazioni di emergenza, come ad esempio il terremoto dell’Aquila o il periodo della pandemia, quando si attenuano i presidi di prevenzione e controllo”.
“Negli ultimi due anni, dall’inizio della pandemia – ha proseguito Clemente – noi abbiamo avuto oltre 3.500 segnalazioni riguardanti utilizzi impropri dei fondi derivanti dalle provvidenze statali collegate al Covid, questo ha consentito di intercettare e bloccare una enorme quantità di erogazioni improprie”.
Nel corso del suo intervento, Giovanni Clemente ha inoltre ricordato che “le segnalazioni pervenute all’Uif sono aumentate di dieci volte negli ultimi anni, passando da 12.000 a 140.000. Questo vuol dire che la sensibilità degli operatori è fortemente aumentata, facendo crescere la nostra capacità di intercettare illeciti a vantaggio del sistema economico. Nell’ultimo anno l’attività degli operatori bancari ha prodotto un picco storico nelle segnalazioni”.
Ha poi preso la parola Maurizio De Lucia: “Il tema è quali rischi ci sono perché i fondi del Pnrr vengano intercettati dalle mafie. Dove ci sono i soldi le organizzazioni criminali hanno la massima attenzione. Nel momento in cui ci sono investimenti importanti, pubblici o privati, le organizzazioni criminali sono interessatissime e si infiltrano a tutti livelli”.
“Il problema – ha continuato il procuratore della Repubblica di Messina – è prevenire da un lato e reprimere dall’altro. Le organizzazioni mafiose sono sì interessate ad intercettare e a lucrare sui soldi pubblici provenienti dagli appalti (e con il Pnrr ne arriveranno parecchi), ma sono ancor più interessate a mischiare i tanti denari che vengono dalle attività nere, come ad esempio traffico di stupefacenti con quelli provenienti dalle attività grigie, come la corruzione. Quindi il loro principale interesse è il riciclaggio”.
Il leader dei bancari e degli assicurativi di First Cisl, Riccardo Colombani, a conclusione della tavola rotonda ha ricordato che “desta grande preoccupazione la gestione dei crediti deteriorati che sono stati ceduti dalle banche fuori dal sistema, spesso a soggetti non vigilati: è una mina innescata nella nostra società. Ha preso piede il fenomeno delle cessioni plurime, nel quale la criminalità si è già infiltrata. Il rimedio è cambiare modello di banca e tornare a gestire in house tutta la filiera del credito: si può fare, ma bisogna investire sulle competenze delle lavoratrici e dei lavoratori con la formazione continua, e realizzare, attraverso la partecipazione, un confronto costruttivo con i sindacati”.