Colombani a Radio InBlu, risparmio privato, consulenza indipendente e credito per la ripresa del Paese

L’audio dell’intervento del segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, a Radio InBlu:

 

Continua a crescere la ricchezza mobiliare italiana. Su conti correnti e depositi resta parcheggiata una considerevole quota di risparmio che non viene investita. Di questo si è occupata la trasmissione di Radio InBlu “Al vostro servizio, condotta dal giornalista Giuseppe Caporaso che ha intervistato il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, ed il docente di scienza delle finanze presso l’Università telematica San Raffaele e componente della Fondazione Fiba, prof. Lucio Lamberti.

Quali sono i motivi che congelano questa enorme massa di denaro? In apertura di programma il giornalista ha girato il quesito al prof. Lucio Lamberti, per il quale in Italia c’è «una scarsa abitudine alla programmazione finanziaria. L’italiano usa il conto corrente impropriamente come forma di sicurezza: in questo momento significa avere redditività zero, rischio bail-in e perdita di valore a causa dell’inflazione». E allora come fare entrare nel circuito economico i circa 1.500 miliardi di euro di liquidità disponibile? «Incentivando all’uso corretto della consulenza finanziaria, che va migliorata, e agevolando prodotti che portino il risparmiatore ad investire in attività di più lungo termine e produttive per il Paese».

Giuseppe Caporaso ha quindi chiesto al segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, come le banche possano svolgere un ruolo fondamentale in questa ripartenza indispensabile e necessaria.

«Devono ritornare a fare banca tradizionale – ha risposto il leader dei bancari della Cisl – che consiste nella raccolta presso il pubblico del risparmio e nell’esercizio del credito, che va facilitato da un assetto regolamentare, come abbiamo visto durante il lockdown. Durante il periodo della pandemia è stato necessario adottare provvedimenti straordinari ed eccezionali che hanno consentito al Paese di rimanere in piedi. In questa fase è necessario sostenere il sistema con provvedimenti che possono essere di gradazione inferiore rispetto al 2020, ma che permettano alle banche di continuare ad erogare credito. Al tempo stesso abbiamo la necessità di orientare l’ingente risparmio degli italiani, significativamente cresciuto durante l’emergenza sanitaria, verso l’economia reale, e in questo contesto lo Stato ha un ruolo fondamentale, al pari della banche che, come First Cisl, riteniamo debbano cambiare il modello di consulenza. Nel mondo bancario attualmente prevale il modello di consulenza su base non indipendente che privilegia la vendita di prodotti emessi dalla stessa banca o da suoi partner commerciali. Riteniamo necessario ampliare l’offerta attraverso una consulenza su base indipendente, presupposto per orientare il risparmio verso l’economia reale, e garantire con regole ben chiare il capitale investito. Si tratta di misure di buon senso per alimentare gli investimenti privati che necessariamente seguiranno gli investimenti pubblici resi possibili dal Piano nazionale di ripresa e resilienza».

Il giornalista ha quindi chiesto a Riccardo Colombani in che modo gli istituti di credito possano venire incontro alle esigenze del territorio, dato che continuano a sopprimere sportelli: «È una questione cruciale – ha spiegato il segretario generale di First Cisl – perché per fare consulenza e per fare credito le banche hanno bisogno di stare sul territorio. La mancanza di un contatto fisico rende impossibile orientare il risparmio verso l’economia reale attraverso la consulenza nonché erogare credito. Per quanto riguarda i risparmiatori dobbiamo considerare che dei 27 Paesi dell’Unione europea siamo quello con il più alto indice di vecchiaia. Abbiamo inoltre un’imprenditoria fatta di imprese di piccole e piccolissime dimensioni. Abbiamo quindi bisogno di prossimità, di territorialità. Purtroppo soprattutto negli ultimi anni si è verificato il fenomeno della desertificazione del territorio da parte delle banche, certificato dai numeri ufficiali: al 31 dicembre 2015 gli sportelli erano 30.480, scesi a 21.896 al 31 dicembre 2021, con una contrazione di oltre il 28%. Di converso le banche di credito cooperativo hanno continuato a stare sul territorio. La desertificazione bancaria è un fenomeno che va interrotto per evitare che aumenti il numero dei comuni senza sportelli bancari. Al 31 dicembre 2015 i comuni provvisti di servizi finanziari erano 5.727, calati a 4.903 al 31 dicembre 2021, registrando una diminuzione del 14,1%. Nei territori le banche di credito cooperativo stanno resistendo di più».

In chiusura di programma Giuseppe Caporaso ha fatto notare come le chiusure comportino tagli occupazionali. «Dal 2015 al 2020, ultimi dati disponibili Banca d’Italia – ha specificato Riccardo Colombani – l’occupazione è calata: da 302.728 lavoratori al 31 dicembre 2015 si è passati a 275.224 al 31 dicembre 2020. È un dato allarmante, anche se gli ultimi accordi sottoscritti e i recenti piani d’impresa segnalano un rallentamento del trend occupazionale negativo. Abbiamo migliorato il tasso di ricambio generazionale specialmente con l’intesa raggiunta in Banca Popolare dell’Emilia Romagna e Unicredit».

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