Il Tirreno rilancia studio Fondazione Fiba su presenza banche. Colombani, chiusure piaga sociale ed economica

Il tema della desertificazione bancaria rimane d’attualità anche nel 2022. La riorganizzazione della rete, avviata da molti istituti italiani, ha avuto un forte impatto nel corso dell’anno passato.  La presenza di sportelli bancari è progressivamente diminuita come conferma il rapporto elaborato dal comitato scientifico della Fondazione Fiba partendo dal 2008, quando in 5.922 comuni italiani erano attivi un totale di 34.139 filiali bancarie. In 12 anni il calo è stato netto: 10.658 sportelli dismessi alla fine del 2020, con 820 comuni rimasti senza servizi bancari. Il dato non ha però riguardato soltanto i piccoli comuni, come ha fatto spesso notare il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani: sette comuni sopra i 10.000 abitanti sono sprovvisti di sportelli bancari, così come 41 comuni sopra i 5mila abitanti. «È una piaga economica e sociale che mette in difficoltà la fascia anziana della popolazione che non è in grado di utilizzare i servizi bancari digitali. Fonte Eurostat: gli over 65enni italiani utilizzano molto meno i servizi bancari on-line rispetto alla media europea».

Molti quotidiani hanno rilanciato i dati Banca d’Italia elaborati dalla Fondazione Fiba raccontando storie e disagi connessi al disimpegno delle banche. In chiusura d’anno, eloquente è l’articolo dell’edizione di Grosseto de Il Tirreno dal titolo “Le banche battono la ritirata dalla città. Dal 2008 è sparita una dozzina di filiali. Ecco gli sportelli rimasti in città”.

“Le luci di una vetrina che si spengono per sempre – scrive la giornalista Giovanna Mezzana – magari nel cuore della città, colpiscono l’immaginario collettivo più di una filiale bancaria che sparisce, soprattutto se non siamo mai stato correntisti di quell’istituto”. Il riferimento è alla recente decisione di chiudere sportelli a Grosseto da parte di Banca Monte dei Paschi di Siena, Banco Bpm e Intesa Sanpaolo che segue le scelte di altri istituti fatte negli ultimi cinque anni.

Per comprendere il fenomeno che, in alcune zone di Grosseto vede spegnersi l’offerta commerciale e quella bancaria, Il Tirreno snocciola i numeri dell’analisi forniti dalla Fondazione Fiba riguardanti la città toscana. “Al 31 dicembre 2008 erano 45 gli sportelli bancari che il capoluogo della Maremma possedeva; a distanza di nove anni, al 31 dicembre erano 44: ovvero, per strada se n’era perso soltanto uno; passano tre anni, arriviamo al San Silvestro 2020 e gli sportelli bancari sono diventati 36 (…) E nel 2021 altri due-tre maison del risparmio e del credito hanno chiuso i battenti”.

“Negli ultimi quattro-cinque anni – si legge sul quotidiano – è insomma accaduto qualcosa di rilevante. La chiusura della filiali «va di pari passo con il consolidamento del sistema bancario italiano – ha dichiarato al Tirreno il leader dei bancari della Cisl, Riccardo Colombani – Sempre meno rete fisica, sempre più grandi gruppi, con l’obiettivo della riduzione dei costi operativi e la chiusura a riccio delle banche sull’interesse degli azionisti»”.

“Il mantra? È la digitalizzazione, bellezza” domanda proponendo una chiave di lettura la giornalista Giovanna Mezzana. «Ma non è affatto così – spiega Colombani – L’indice Desi (Digital Economy and Society Index) elaborato dalla Commissione europea che misura appunto la digitalizzazione, mette l’Italia al 25° posto su 27 nel 2020; nel 2021 l’Italia è al 20° posto su 27 ma la performance è ascrivibile solo agli impegni presi, ai buoni propositi, perché se si guarda al fattore competenza si ripiomba in 25°posizione».

Il Tirreno prosegue sottolineando che “la desertificazione bancaria produce costi sociali con progressiva marginalizzazione della clientela più anziana (…) e rallenta il flusso del rubinetto del credito”. Per Riccardo Colombani «le imprese di casa nostra hanno sempre avuto necessità di credito per sopravvivere. Senza la presenza fisica e l’elemento della conoscenza del territorio da parte della banca, per l’impresa diventa sempre più difficile ottenere credito: basti pensare che negli ultimi dieci anni il sistema della imprese ha ricevuto 250 miliardi di euro in meno e il decremento sarebbe maggiore se nell’ultimo anno non fossero intervenute le garanzie statali».