Colombani, Bcc sono un asset determinante per assicurare capillare sostegno a economie dei territori

Articolo47, la newsletter di First Cisl, ha di recente pubblicato un numero dedicato all Bcc, che trae spunto da una lunga e partecipata serie di iniziative organizzate da First Cisl nelle varie regioni italiane: un modo per riflettere attorno al ruolo delle piccole banche nel momento in cui il Paese si appresta alla ripartenza ed è chiamato all’attuazione sui territori del Pnrr.

A fare da apripista la tavola rotonda “Il credito cooperativo tra Europa e coesione sociale” tenutasi lo scorso 23 marzo 2021 a Roma, in occasione del Comitato esecutivo nazionale di First Cisl. Da lì ha preso il via un lungo tour scandito da due mesi di eventi, partito il 22 aprile dall’Emilia Romagna e conclusosi il 21 giugno in Lombardia.

I tanti momenti di confronto sono stati rilanciati da vari organi d’informazione che hanno utilizzato cifre, interventi e risultanze degli incontri per la redazione dei loro articoli. Univoca l’interpretazione dell’azione cislina che considera fondamentale, per l’economia del paese, il sistema delle banche di credito cooperativo.

Eloquente la rassegna di alcuni titoli giornalistici: Ansa “Bcc: Colombani, timori per gestione Npl, mantenere mutualità”. Adnkronos: “Banche First Cisl, aumentano sportelli e occupati, mutualità centrale per il futuro”. 24+ de Il Sole 24 Ore : “La ripartenza delle piccole imprese italiane vista dalle banche del territorio”.  L’Eco di Bergamo: “Le Bcc a presidio del territorio. Sono salite al 17,4% del mercato”. Conquiste del lavoro: “Credito cooperativo: patrimonio da salvaguardare”.

“Negli ultimi anni – evidenzia First Cisl – il credito cooperativo è stato fondamentale per colmare i vuoti aperti dalla ritirata delle grandi banche dai territori. Dal 1996 al 2019 il numero degli sportelli è  cresciuto da 2.589 a 4.236, mentre nel periodo 2003-2019 i comuni italiani che hanno registrato la presenza di una Bcc sono passati da 2.298 a 2.635. Tra il 2003 e il 2019 sono aumentati gli occupati (da 25.183 a 29.087), il patrimonio (da 11,5 a 20 miliardi) e i soci (da 674mila a 1.320mila). La crescita del sistema Bcc ha consentito inoltre di mitigare gli effetti della rarefazione del credito che, dal 2008, ha colpito le imprese minori, penalizzate dalle altre banche in favore di large corporate ed enti pubblici. La quota di mercato degli istituti di credito cooperativo tra queste aziende è cresciuta infatti dal 20,5% del 2011 al 24% del 2019”.

Numeri significativi che però non attenuano la preoccupazione per “il maggior peso acquisito dalle commissioni nette sul margine di intermediazione (dal 20,3% al 30,7% nel periodo 2015-2019). Se l’aumento dei ricavi, infatti, non è correlato a un aumento della qualità del servizio, il rischio è che si determinino sempre più casi di vendita di prodotti/servizi non appropriati. Una prassi che potrebbe finire progressivamente per snaturare il ruolo sociale e di vicinanza alle economie dei territori svolto tradizionalmente dalle Bcc. Altro fronte aperto è quello dei crediti deteriorati. Il rap porto tra sofferenze lorde e impieghi alla clientela si è più che dimezzato tra il 2015 e 2019 (passando dall’11,4 al 5,4%). È evidente che negli ultimi anni gli asset deteriorati sono stati ceduti in maniera massiccia sul mercato, con il rischio indiretto di rendere la loro gestione non sostenibile socialmente in quanto non esercitata sotto copertura delle regole bancarie. Non è un segreto che i cambiamenti che attraversano il mondo del credito cooperativo siano dovuti alla riforma approvata nel 2016 e attuata concretamente nel 2019”.

Il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani ha rimarcato che «pur avendo centrato l’obiettivo di dare stabilità al sistema, evitando lo stillicidio di amministrazioni straordinarie, la riforma rischia di snaturare l’identità cooperativa a mutualità prevalente e senza fini di speculazione privata. La funzione sociale della cooperazione non deve essere condizionata dagli stessi parametri di efficienza e di redditività delle banche non cooperative».

Queste realtà produttive hanno puntato sulla forte riduzione del cost/income che, in alcuni casi, ha dato vita ad un circolo vizioso che si è tradotto in un calo dei ricavi. Per Colombani «gli input delle capogruppo dei gruppi bancari cooperativi, che puntano a un maggior peso delle commissioni sul totale dei ricavi, rischiano di turbare il patrimonio di relazioni che il sistema delle Bcc si è conquistato in tanti anni a sostegno di famiglie e imprese. Dopo la crescita della base sociale compiuta negli ultimi dieci, venti anni, c’è bisogno di fare un salto di qualità che non può basarsi solo sulla vendita di determinati prodotti finanziari o sul mantra del risparmio gestito. La relazione con i risparmiatori deve virtuosamente intrecciarsi con il sostegno alle piccole imprese, che da sempre consentono al sistema delle Bcc di avere, in proporzione, un margine della gestione del denaro superiore a quella delle banche non cooperative».

Il leader dei bancari della Cisl ha quindi sottolineato che «un sistema produttivo frammentato come quello italiano ha tutto da perdere da un’eccessiva concentrazione del sistema bancario (…) Le Bcc hanno sostenuto le micro e piccole imprese in misura più che proporzionale rispetto alle banche non cooperative. Tale situazione fattuale non ha determinato un tasso di insolvenza complessivo per le Bcc superiore al resto del sistema bancario e, al contempo, ciò ha determinato un maggiore redditività degli attivi. Senza rifiutare canali e modalità di business  alternativi vista anche la transizione digitale in atto, non è però giustificabile un  approccio  radicale, volto a dare un taglio netto alla cultura e alla pratica cooperativa. Anzi, nella fase di ripartenza del Paese, le Bcc rappresentano un asset determinante per assicurare un capillare sostegno alle economie dei territori».

Mutualità, assistenza, vicinanza a imprese e persone, punto di riferimento dei territori. Sono i tratti distintivi delle Bcc richiamati dal presidente di Federcasse, Augusto Dell’Erba, nel corso del suo intervento alla tavola rotonda di First Cisl di Roma: «Le Bcc hanno il dovere di richiamarsi al valore della mutualità primaria che è insito nella loro azione (…) La mutualità non è un’astrazione  teorica, ma  un  atto  economica mente rilevante portatore di benefici concreti».

Su Articolo47 il segretario nazionale First Cisl con delega alle Bcc Pier Paolo Merlini ha scritto che «non è più il tempo dell’antagonismo: lavoratori, sindacato e aziende devono lavorare insieme. Un’occasione da non sprecare, in una logica di Bene Comune: non ci sono controparti, ma parti di uno stesso sistema impegnate a trovare soluzioni sostenibili e condivise (…) Ognuno deve essere disponibile a mettere in campo le proprie conoscenze e la propria professionalità, in un confronto scevro da pregiudizi. Non è più il tempo di rimanere immobili ognuno sulle proprie “certezze”, la realtà rischierebbe di travolgerci. Il tempo che stiamo vivendo – ha rimarcato Merlini – ci obbliga a fare questo, a lavorare insieme, in una visione prospettica di compartecipazione; una responsabilità che dobbiamo assumerci  in relazione al ruolo che ognuno ricopre all’interno del credito cooperativo. Dobbiamo costruire una nuova idea di economia, orientata ai reali bisogni delle persone e l’interesse che First Cisl rivolge al credito cooperativo riflette la consapevolezza che si tratti di un mondo particolare, un’esperienza unica con caratteristiche proprie rivolte alla mutualità».

 

Qui, tutti i video e i dati raccolti e presentati durante le varie tavole rotonde, organizzate da First Cisl nelle regioni italiane, dal titolo “Credito cooperativo, tra Europa e coesione territoriale”