Ripresa economica e ruolo delle Bcc, Il Sole 24 Ore rilancia la centralità del tema posto da First Cisl

In questi mesi First Cisl ha rilanciato il tema delle banche con forte radicamento nei luoghi dove da tempo è presente: con un “Giro d’Italia” conclusosi a Milano; sono stati infatti svariati gli interventi e le iniziative promosse dal sindacato lungo la penisola italiana sul ruolo delle Banche di Credito Cooperativo. A più riprese il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, ha sottolineato come la presenza capillare sul territorio e la conoscenza diretta della clientela, possano consentire alle Bcc di giocarsi una carta efficace per spingere l’economia reale nel post pandemia.

Il Sole 24 Ore ha dedicato un ampio reportage sull’argomento, firmato dal giornalista Antonio Larizza e pubblicato su 24+, la sezione premium on-line del più diffuso quotidiano economico-finanziario italiano. “La ripartenza delle piccole imprese italiane vista dalle banche del territorio” il titolo dell’articolato servizio che descrive la particolarità del momento evidenziando la vitalità che sta contraddistinguendo molte banche, definite a “km zero”.

“l’Italia è un paese in ripresa. Come un anno fa – si legge su 24+ – le aziende sono ripartite, ma in questo rimbalzo c’è qualcosa di nuovo e di diverso. I banchieri rimasti più vicini alle imprese – mentre le banche nazionali segnavano la ritirata, chiudendo sportelli e puntando sui grandi clienti – raccontano di Pmi mai come oggi in cerca di denaro. Non più, come spesso in passato, per finanziare la cassa. Questa volta hanno idee chiare per crescere”.

A sostegno della sua analisi il giornalista Antonio Larizza pubblica dati, cifre e da voce a tanti protagonisti locali. Le loro interviste sono uno spaccato fedele dell’operosità che sta caratterizzando ampie aree del Paese. Da nord a sud le Bcc vengono presentate come “un baluardo contro la desertificazione bancaria”. Nella considerazione del loro contributo non va però dimenticata l’influenza del processo di riforma bancaria di 5 anni fa sulla quale viene sollecitato il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani. «La riforma del 2016 – spiega a 24+ Colombani – ha raggiunto l’obiettivo della stabilità: non esistono più Bcc in amministrazione straordinaria. Ma ha anche creato una distorsione».

“Con la riforma le piccole banche di credito cooperativo – scrive Antonio Larizza – sono considerate “significant”, in quanto affiliate a uno dei due gruppi bancari di credito cooperativo italiani (Iccrea e Cassa Centrale Banca – Credito Cooperativo Italiano”, entrambi “significant”)”. «Il risultato – spiega Colombani – è che la Bcc dell’Elba, con 3 sportelli, è assoggettata alla stessa normativa di vigilanza della Banca Centrale Europea e agli stessi adempimenti cui sono sottoposte banche come Unicredit o Intesa Sanpaolo».

“Alla fine del 2020 le Bcc attive in Italia erano 248, ovvero più della metà delle banche italiane. Ma strutturalmente più piccole: tutte insieme, infatti, rappresentano solo il 10% del mercato bancario italiano. Le conseguenze sono concrete. «Se una piccola Bcc deve occupare il 10% del personale per l’osservanza della normativa anti riciclaggio, è costretta a perdere di vista il fare banca». Aggiunge Colombani: «La forza delle Bcc è sempre stata il patrimonio delle relazioni: patrimonio che in alcuni casi è sfociato in problemi, ma che nella maggior parte dei casi è stato gestito in modo virtuoso e ha permesso di fare banca anche quando i grandi istituti si ritiravano, come nei periodi di recessione».

​“A fine 2008 in Italia c’erano 33.139 sportelli bancari. Nel 2020 il numero è sceso a 23.481”. «Nel 2021 ne chiuderanno altri 1.000», anticipa Colombani. “Il 2021 vedrà una contrazione anche per le Bcc. Si tratta di una novità. Mentre infatti tra il 2008 e il 2020 il totale degli sportelli bancari diminuiva, quello degli sportelli delle Bcc aumentava. Segno che a ritirarsi dal territorio “fisico” sono stati i grandi gruppi bancari”. «I dati dimostrano – spiega ancora Colombani – come le Bcc abbiano attenuato l’impatto della desertificazione bancaria del nostro Paese».

“L’impatto economico della desertificazione bancaria è sentito soprattutto dalle piccole e piccolissime imprese, quelle con meno di 10 dipendenti. «Mentre diminuivano gli sportelli – continua Colombani – le banche nazionali aumentavano il credito verso i grandi gruppi industriali e i soggetti pubblici. A sostenere il microcredito è rimasto il credito cooperativo».  “C’è un altro dato che racconta la desertificazione bancaria italiana e che non guarda al numero degli sportelli ma alla loro diffusione sul territorio. Nel 2008, le banche erano presenti in 5.922 comuni, nel 2020 in 5.102 (su 7.903). In dodici anni 820 comuni hanno visto sparire le banche presenti sui loro territori. Tra questi, ci sono anche comuni con più di 10mila abitanti. Molti sono al Sud”. «Le banche – conclude Colombani, lanciando l’allarme – stanno spingendo su canali alternativi a quello fisico, ovvero i canali digitali, quando le persone non sono preparate. Siamo nel paese più vecchio d’Europa per rapporto tra over 65 e under 15».