Friuli Venezia Giulia, dalla ripartenza un’occasione per il modello Bcc. Il video

La tenuta del credito cooperativo in Friuli Venezia Giulia sembra essere la diretta conseguenza della chiusura degli sportelli e dell’abbandono del territorio da parte delle grandi banche. Un fenomeno rappresentato nella tavola rotonda organizzata da First Cisl Friuli Venezia Giulia: “Il Credito Cooperativo tra Europa e coesione territoriale”.

All’evento – introdotto dal segretario generale First Cisl Friuli Venezia Giulia, Roberto De Marchi, e moderato da Paolo Grignaschi, responsabile del Network dirigenti Bcc First Cisl, e dalla giornalista Maria Teresa Bazzaro – hanno partecipato il segretario nazionale First Cisl con delega alle Bcc, Pierpaolo Merlini, il direttore generale di Bcc di Turriaco, Andrea Musig, il direttore generale Bcc Pordenonese e Monsile, Gianfranco Pilosio, il direttore generale Bcc Udine, Giordano Zoppolato ed il direttore generale BancaTer, Sandro Paravano.

Il video integrale della tavola rotonda:

I dati, presentati da Giovanni Sentimenti del Comitato scientifico Fondazione Fiba, evidenziano la flessione del numero degli sportelli operanti su tutto il territorio nazionale: nel 2000 l’intero sistema del credito (Abi e Bcc) operava tramite 28.194 sportelli (34.139 nel 2008), ridotti a 23.481 nel 2020.

In direzione opposta i numeri relativi al credito cooperativo che, dal 2000 al 2020, hanno incrementato la loro presenza: da 2.954 (10,48% del totale nazionale) a 4.204 sportelli (17,90%), mentre nel periodo 2003-2019 i comuni italiani in cui insisteva una Bcc sono passati da 2.298 a 2.635, di cui in 650 costituiscono l’unica presenza bancaria.

In Friuli Venezia Giulia, i dati relativi al credito cooperativo riflettono l’andamento nazionale: gli sportelli Bcc – che a livello regionale rappresentano il 35,14% (anno 2019) del totale – sono aumentati da 149 nel 2000, pari al 5,04% del totale nazionale, a 227 nel 2020, pari al 5,39%, di cui 121 nella provincia di Udine, 51 in provincia di Pordenone, 35 in provincia di Gorizia e 20 in provincia di Trieste.

In termini assoluti, il Friuli Venezia Giulia rappresenta il 13,37% degli sportelli Bcc operativi nelle regioni del Nord Est (10,00% nel 1996), dopo Veneto (37,16%), Emilia-Romagna (23,67%), provincia autonoma di Trento (15,31%) e prima della provincia autonoma di Bolzano (10,48%). 

“L’interesse che First Cisl rivolge al credito cooperativo – ha sottolineato Pier Paolo Merlini, segretario nazionale First Cisl con delega alle Bcc –  riflette la consapevolezza che si tratti di un mondo particolare, un’esperienza unica con caratteristiche proprie rivolte alla mutualità e alle persone. Quello che più ‘affascina’ sono le donne e gli uomini del credito cooperativo, che riferiscono il loro operare quotidiano al bene comune di questo Paese”.

In tema di presenza sul territorio, Merlini evidenzia come dalle riflessioni contenute negli interventi succedutisi, “appare evidente che la strada intrapresa dalle grandi banche di chiudere gli sportelli, quale unico strumento per contenere i costi, porti a un risultato positivo. C’è da chiedersi se questo sia l’unico percorso che anche le Bcc devono intraprendere per raggiungere l’obiettivo della riduzione dei costi, allontanando il settore dal proprio progetto originale: vicinanza alle persone e al territorio per il bene comune. Razionalizzare la rete per evitare sovrapposizioni è un’operazione sostenibile solo se guarda in faccia la realtà. Una realtà fatta di piccoli soggetti economici, imprese e consumatori, che sono il tessuto socio-economico di questo Paese. L’idea di risolvere il conto economico agendo esclusivamente sulla leva dei costi significa risolvere il problema per uno o due esercizi di bilancio, un’operazione di breve periodo che presenterà le sue negatività in un tempo troppo ravvicinato, soprattutto per le Bcc”.

“La pandemia – ha concluso Merlini – deve diventare una formidabile occasione di rilancio che ci permette di rimettere in moto questo Paese. Anche prima del Covid la nostra economia era in una fase di difficoltà e forse questo scossone ha ridestato la coscienza della gente, ovvero l’idea di mettersi al lavoro per un qualcosa che vada oltre il proprio interesse personale. Questa è un’occasione da cogliere e il contributo del credito cooperativo è fondamentale. La strada da intraprendere è quella della partecipazione, un salto culturale capace di guardare al futuro: sindacati e aziende non come controparti ma come parti che collaborano responsabilmente con all’orizzonte il bene comune”.