Bcc in Toscana, andamento in linea con evoluzione nazionale. La mutualità deve fare rima con prossimità e territorialità. Video

Le riorganizzazioni e le operazioni di acquisizione delle grandi banche, che hanno di fatto ridotto la loro presenza sul territorio, è stata compensata dalla tenuta del credito cooperativo. Un fenomeno analizzato dalla tavola rotonda organizzata da First Cisl Toscana lo scorso 27 maggio, dal titolo “Il Credito cooperativo tra Europa e coesione territoriale”.

All’evento – introdotto dal segretario generale First Cisl Toscana Stefano Bellandi e dal coordinatore Bcc First Cisl Toscana Pierluigi Bordoni, moderato da Paolo Grignaschi, responsabile del Network dirigenti Bcc First Cisl – hanno partecipato il segretario generale First Cisl Riccardo Colombani, il direttore generale di Banca di Pescia e Cascina Antonio Giusti, il direttore generale di Banca di Anghiari e Stia Fabio Pecorari, la direttrice generale di Banca dell’Elba Marika Donati, il direttore Federazione Bcc Toscana Roberto Frosini.

L’intervento del segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani:

I dati, presentati da Giovanni Sentimenti del Comitato scientifico Fondazione Fiba, evidenziano la flessione del numero degli sportelli operanti su tutto il territorio nazionale: nel 2000 l’intero sistema del credito (Abi e Bcc) operava tramite 28.194 sportelli (34.139 nel 2008), ridotti a 23.481 nel 2020.

In direzione opposta i numeri relativi al credito cooperativo che, dal 2000 al 2020, hanno incrementato la loro presenza: da 2.954 (10,48% del totale nazionale) a 4.204 sportelli (17,90%), mentre nel periodo 2003-2019 i comuni italiani in cui insisteva una Bcc sono passati da 2.298 a 2.635, di cui in 650 costituiscono l’unica presenza bancaria.

I dati relativi al credito cooperativo della Toscana riflettono l’andamento nazionale: gli sportelli Bcc sono aumentati da 204 nel 2000, pari al 9,97% del totale nazionale, a 308 nel 2020, pari al 17,32%. Di questi 308 sportelli, oltre la metà (178) sono in provincia di Firenze (62), Siena (48), Pisa (34) e Pistoia (34).

Nel suo intervento, il segretario generale First Cisl Riccardo Colombani, ha sottolineato come “in un momento di trasformazione come quello attuale, caratterizzato da importanti operazioni di riorganizzazione aziendale, il grado di concentrazione del sistema bancario nazionale vede le prime cinque banche occupare una quota di mercato di oltre il 52%, in Francia circa il 48% e in Germania circa il 31%”.

“Un trend in ulteriore aumento – ha proseguito Colombani – come ci fanno capire le operazioni a cui stiamo assistendo anche in questi giorni. Non abbiamo bisogno di ulteriori concentrazioni perché disfunzionali all’interesse del Paese e la dimostrazione è l’incremento della quota di sportelli delle Bcc evidenziatosi costantemente in questi ultimi anni. Una presenza cruciale, indispensabile in questa fase di ripresa del Paese e di resilienza sul territorio che significa prossimità, ed è essenziale che questa prossimità venga mantenuta perché non abbiamo bisogno di una ripresa effimera. Il ruolo del credito e, in particolare, del credito cooperativo è centrale per una crescita sostenibile ed equilibrata e la sua presenza tende a ridurre le diseguaglianze”.

Per il leader dei bancari della Cisl “la concentrazione all’interno del credito cooperativo, impostata su una logica di economia di scala, è un errore. Il grande risultato raggiunto dalle Bcc è quello di fare banca per le persone e per le piccole e medie imprese, ed è quello che bisogna continuare a fare. Non è solo il modello di business che deve diversificare le banche e garantire la biodiversità del credito cooperativo rispetto al credito non cooperativo e per questo deve essere fatta salva l’autonomia funzionale e le specificità di ogni singola Bcc. Ogni territorio rappresenta esigenze diverse e se le Bcc devono allocare il 95% delle risorse nell’area di competenza è ovvio che necessitino di modelli gestionali diversi. Questo è un motivo per cui l’omologazione al credito non cooperativo è assolutamente errata, così come è errata anche l’omologazione all’interno dello stesso credito cooperativo. Essere considerate banche significant, perché inserite all’interno di gruppi cooperativi, è una distorsione del sistema imposta dalle regole della vigilanza europea”.

In riferimento al ‘principio di proporzionalità’ – ha continuato Colombani – le ultime uscite di Ignazio Visco, Governatore di Bankitalia, hanno palesato la necessità di valutare diversamente le piccole banche dalle grandi banche soprattutto con riferimento alla risoluzione delle crisi. Per essere preservate, le piccole banche devono trovare un diverso trattamento rispetto alle grandi, un compito che spetta alla politica nazionale. Attualmente, il quadro giuridico disegnato è distonico rispetto agli obiettivi; si rende necessaria una revisione dell’architettura funzionale progettata per supportare i gruppi bancari cooperativi. Anche l’art. 45 della Costituzione demanda al legislatore la necessità di favorire la cooperazione e garantire lo sviluppo della mutualità; diventa fondamentale adottare un modello giuridico ad hoc in grado di preservare la mutualità e la mutualità senza fini di lucro”.

In conclusione, ha sottolineato Colombani, “no all’omologazione verso le grandi banche a favore della valorizzazione dell’autonomia funzionale delle piccole Bcc e no alle concentrazioni perché, nell’interesse del Paese, la mutualità deve fare rima con prossimità e territorialità”.

Il video integrale della tavola rotonda: