Giornali e studio First Cisl banche, conti buoni e costi giù, le fusioni non servono

Conti in ordine e costi in calo. L’Ufficio studi di First Cisl prende in analisi le trimestrali delle cinque principali banche italiane contrassegnate da utili in crescita.

A pochi giorni dalla sua pubblicazione il report, elaborato dalla federazione bancaria della Cisl, continua a suscitare l’interesse di addetti ai lavori e delle testate giornalistiche. La Stampa, Il Tempo e Conquiste del lavoro pubblicano tre distinti articoli. Il quotidiano torinese titola “Utile di 3 miliardi nel primo trimestre per le prime cinque banche italiane”. Rilancia invece il tema di fusioni non necessarie Il Tempo che scrive “Banche in crescita, maxi fusioni senza ragioni”. Completa la rassegna il servizio di Conquiste del lavoro, firmato dal giornalista Carlo D’Onofrio, che titola “Fusioni dannose per il Paese e sistema bancario”.

“Le cinque principali banche italiane – si legge su La Stampa – sono in salute dopo aver ritrovato un utile di oltre 3 miliardi nel primo trimestre, contro un precedente rosso di 1,54 mld e non hanno bisogno di ulteriori fusioni o acquisizioni. Il quotidiano piemontese rilancia le considerazioni del generale di First Cisl, Riccardo Colombani, per il quale le aggregazioni sono «inutili e dannose per il Paese».

Il Tempo evidenzia come sia positivo il momento che stanno attraversando Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Bpm e Bper. “Commissioni in crescita, produttività sempre più alta, rapporto tra costi operativi e ricavi molto al di sotto della media dei maggiori gruppi bancari europei” riporta il quotidiano romano che rilancia i dati dello studio di First Cisl. Anche Conquiste del lavoro si affida alle cifre del report. Le due testate rimarcano come, per i principali istituti di credito italiani, l’inizio dell’anno sia stato “caratterizzato dall’impennata del risultato netto di gestione, che cresce del 54,9% rispetto al primo trimestre del 2020. Un balzo dovuto a una drastica riduzione delle svalutazioni nette sui crediti (48,5%) e reso possibile dal forte incremento della produttività, evidenziato dalla dinamica delle commissioni nette: l’aumento di valore per dipendente segna un +7,5% sul primo trimestre 2020. Inoltre emerge dallo studio, si riduce nettamente il cost/income. Il dato aggregato dei principali gruppi italiani si attesta al 51,5%, ben al di sotto della media riferita ai maggiori gruppi bancari europei”.

“È il risultato – si legge ancora su Il Tempo e Conquiste del lavoro – di un’ulteriore riduzione dei costi operativi (- 3%), ottenuta attraverso un ulteriore taglio del numero dei dipendenti e degli sportelli (rispettivamente 3,3% e 2,2%)”.

La risultanze dell’analisi curata dall’Ufficio studi di First Cisl vengono commentati dal leader dei bancari di First Cisl: «I dati trimestrali dicono che non è possibile pianificare ulteriori aumenti delle commissioni e riduzioni dei costi. Le fusioni volute dal governo con il provvedimento atteso sulle Dta e confermate dalle dichiarazioni dei banchieri ridurranno in modo pesantissimo l’occupazione e la presenza, già all’osso, di sportelli sul territorio».

«Solo quest’anno – prosegue Colombani su Conquiste del lavoro – i principali gruppi ne chiuderanno mille. A pagarne le conseguenze, oltre ai lavoratori, sarà la clientela, privata della possibilità di scegliere in un mercato tra i più concentrati a livello europeo. Preoccupa inoltre il livello raggiunto dalle commissioni. L’aumento del loro valore pro capite è la manifestazione di pressioni commerciali insopportabili».

«Le banche – conclude Colombani – hanno dichiarato a più riprese di voler aumentare il credito per sostenere la ripresa e accompagnare gli investimenti pubblici previsti dal Pnrr. Per questo invece di altre fusioni servono piani di impresa che prevedano più occupazione e maggiore presenza sui territori al fine di sostenere le famiglie e le piccole e medie imprese che rappresentano il cuore del tessuto produttivo del nostro Paese».

 

In allegato il comunicato con le tabelle esplicative