First Social Life con la Fondazione Falcone e il Miur per non dimenticare

Il 23 maggio a Palermo si tengono le celebrazioni per il 29° anniversario della strage di Capaci del 1992 in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.

La Fondazione Falcone e il Ministero dell’Istruzione hanno prodotto per il 29° anniversario della strage di Capaci un progetto speciale che vede First Social Life, l’associazione di promozione sociale promossa da First Cisl, quale partner e che ha per tema l’arte che interpreta gli spazi urbani simbolici di Palermo: Spazi Capaci, seguendo il tema scelto quest’anno per la manifestazione: “di cosa siamo CAPACI”. 

L’edizione 2021 del 23 maggio, che coinvolge diverse scuole della città, è tra le altre cose caratterizzata da una forte presenza social e da due campagne lanciate sulle pagine Facebook e Instagram della Fondazione Falcone. Con gli hashtag #dicosasiamoCapaci, #23maggio e #PalermoChiamaItalia i social diventano il palcoscenico in cui vengono rappresentate le “storie di ordinario bene”, i gesti Capaci “che sono al centro della nostra narrazione di questo 23 maggio”.                                                       

In particolare, Spazi Capaci/Comunità Capaci, attraverso l’arte, si propone di rinnovare il rapporto tra le città e i cittadini per troppo tempo sospeso a causa dell’emergenza sanitaria. Si tratta di un progetto di design sociale, curato da Alessandro de Lisi per il 29esimo anniversario della strage.

Spazi Capaci, quindi, vuol farci tornare a vivere le città attraverso le opere in un percorso sperimentale di “memoria 4.0”, che, partendo da luoghi di Palermo simbolo della vitalità della lotta civile contro la mafia, compia un viaggio attraverso tutto il Paese.

Diverse le opere e le espressioni artistiche legate all’iniziativa.

In primis, nell’Aula Bunker dell’Ucciardone è collocata una colossale installazione di Velasco Vitali dal titolo “Branco”, 54 cani a grandezza naturale, sculture ispirate al realismo magico di Picasso, in ferro, lamiere e cemento. Il branco rappresenta la fame di potere criminale e l’abuso della mafia sulla società ma anche la reazione, la lotta civile, la trasformazione in sentinelle a guardia della verità. Un cane tutto d’oro è posto a  vegliare sul caveau, dove è custodita l’istruttoria del primo storico maxiprocesso contro Cosa Nostra.

Si rileva poi “La porta dei Giganti” di Andrea Buglisi, due enormi ritratti su parete, uno di Giovanni Falcone, realizzato sulla facciata di un palazzo di 11 piani in via Duca Della Verdura, l’altro di Paolo Borsellino, che sarà realizzato in estate su un altro edificio in via Sampolo, entrambi a pochi metri dall’Aula Bunker del carcere Ucciardone.

Sotto l’Albero Falcone, emblema di una comunità che è stata capace di risvegliarsi dal sonno della sottomissione a Cosa nostra dando inizio a una nuova stagione di responsabilità civile, è stata collocata la statua “L’attesa”, realizzata dall’artista trentino Peter Demetz: una giovane donna che rappresenta l’attesa di una città per la giustizia e, oniricamente, il ritorno a casa di Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo.

A Brancaccio, periferia per anni feudo dei clan, l’arte si riprende piazza Beato Padre Pino Puglisi (ex piazza Anita Garibaldi). Là dove sorge la casa museo dedicata a don Pino Puglisi, Igor Scalisi Palminteri ha realizzato un monumentale polittico urbano dal titolo “Roveto Ardente”, ritraendo il sacerdote ucciso dalla mafia, il fiammifero che spegnendosi ha appiccato il fuoco eterno della vampa del coraggio, quel roveto ardente appunto che è profondamente presente nella cultura delle religioni del Mediterraneo. Cultura e bello dove don Pino, da poco proclamato Beato, combatté la sua battaglia perché i ragazzi riconquistassero la loro libertà dalla mafia.