Come si legge nel sito di First Cisl internazionale, lo scorso 26 aprile si è tenuta via web la VI Conferenza Uni Donne, alla quale hanno partecipato 167 delegate, 98 osservatrici e 93 invitate in rappresentanza di 33 Paesi e 118 sindacati. Era presente anche First Cisl che, in quanto affiliata ad Uni Global e Uni Europe ha potuto partecipare con una sua delegazione.
Nel corso dei lavori sono stati affrontati i temi della violenza e delle molestie perpetrate nei luoghi di lavoro, della violenza di genere sulle donne, della violenza domestica, della violenza e della diseguaglianza economica e retributiva, della segregazione femminile nei ruoli lavorativi meno prestigiosi e peggio retribuiti, della disuguaglianza sanitaria e degli aspetti legati all’approccio non paritario delle donne alla digitalizzazione ed alle professioni a maggiori contenuti tecnologici.
I temi oggetto di discussione sono stati affrontati, ovviamente, anche con riferimento all’aspetto determinante e di influenza che il periodo pandemico da Covid-19 ha prodotto sulla vita delle donne in generale, e delle lavoratrici in particolare, anche durante le fasi di lockdown dei vari Paesi.
Altro argomento molto toccato durante gli interventi delle delegate è stato quello delle azioni messe in campo dai sindacati dei vari Paesi per addivenire ovunque, come già avvenuto in Italia, alla ratifica della Convenzione Ilo 190 e della Risoluzione 260 sulla violenza e molestie in occasione del lavoro; così come tutte le delegazioni hanno espresso sgomento ed estrema preoccupazione per il disconoscimento da parte del governo turco di Erdogan della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.
La responsabile della Struttura nazionale Donne e politiche di parità e di genere Elisabetta Artusio è intervenuta sul tema della digitalizzazione evidenziando come le donne siano state quelle numericamente più interessate dal fenomeno dell’home working messo in campo da molti datori di lavoro come strumento di contrasto della pandemia: il lavoro da remoto ha evidenziato tutte le criticità della carenza di supporto al work life balance nel nostro Paese e, nella stragrande maggioranza dei casi, le donne si siano dovute letteralmente dividere tra lavoro digitale e cura dei figli piccoli e delle persone anziane non autosufficienti; d’altro canto proprio il fatto di essere ancora troppo presenti solo nelle fasce di inquadramento più basse, e quindi spesso impegnate nei lavori a stretto contatto con il pubblico ha comportato, anche per le lavoratrici del settore credito e finanziario, una maggior esposizione al rischio di contagio al pari delle colleghe degli altri settori del terziario e dei servizi.
Infine, l’intervento di Elisabetta Artusio ha voluto evidenziare come anche durante il lavoro da remoto e tramite i social media molte donne siano state oggetto di molestie e violenze, pur se non in presenza fisica, e come questa forma di violenza e molestia messa in atto da remoto possa essere ancora più rischiosa, in quanto non sempre riconosciuta come vero e proprio atto di violenza e molestia e prodromica alla violenza fisica e sessuale.
I lavori si sono conclusi con l’elezione del nuovo comitato di Uni Europa che avrà il compito, presieduto dall’irlandese Carol Scheffer, di portare avanti le priorità strategiche 2021-2025, anch’esse approvate dalle delegate presenti virtualmente e che prevedono di continuare a promuovere la partecipazione delle donne al futuro mondo del lavoro, di attuare programmi di mentoring perché sempre più donne siano coinvolte nei settori dell’It e nelle professioni Stem proteggendo le lavoratrici dall’impatto negativo della digitalizzazione; supportare il mondo del lavoro e le lavoratrici nelle nuove sfide da affrontare per porre fine al divario digitale di genere anche attraverso la formazione continua e inserita nell’orario di lavoro; facilitare il reinserimento nel mondo del lavoro delle donne che ne sono uscite e la loro progressione nel raggiungimento di posizioni di leaderschip, promuover il riconoscimento del valore del lavoro tradizionalmente svolto dalle donne anche in ottica di parità retributiva e sfruttare l’opportunità dei risparmi ottenuti dall’implementazione della digitalizzazione per promuovere orari di lavoro più coerenti con l’equilibrio della vita privata e professionale.