Festa della Liberazione, Colombani, valorizziamo le differenze per ricostruire

Nella storia italiana il 25 aprile è una data spartiacque. Sta al centro non solo del calendario ufficiale che scandisce i tempi della vita pubblica, con i suoi simboli e i suoi riti, ma della memoria collettiva. Traccia una strada nuova nel segno dell’unità ritrovata; al tempo stesso rappresenta un monito a non ricadere negli errori del passato. C’è un “prima” e c’è un “dopo”, e questo non va dimenticato.

Tuttavia, come ogni evento fondante, la Liberazione è qualcosa di più: un superamento e una nuova sintesi, in grado di rifondare la comunità nazionale attorno a quei principi – di libertà e solidarietà – che diverranno i punti cardinali della Costituzione. L’anno che abbiamo alle spalle, segnato dalla pandemia, ci offre l’occasione di un bilancio: abbiamo tenuto davvero fede ai valori che la Festa della Liberazione incarna, soprattutto all’afflato solidaristico che permea la Carta costituzionale? Purtroppo non è possibile dare una risposta positiva, soprattutto se guardiamo a quel che è avvenuto negli ultimi trent’anni.

Il pendolo della storia ha compiuto una brusca oscillazione verso l’individualismo, portando molti a credere che la società non è altro, in definitiva, che una sommatoria di destini individuali. Quanti danni abbia prodotto questa infatuazione ideologica è ora sotto gli occhi di tutti. Così come è chiaro che la ricostruzione non potrà prescindere dalla riscoperta dei valori che hanno fatto da sfondo morale all’altra Ricostruzione, quella del dopoguerra.

Si tratta peraltro di un compito che non attende solo noi italiani, ma l’insieme della comunità umana. Per questo è più che mai attuale l’insegnamento sulla fraternità come principio regolatore dell’ordine sociale che Papa Francesco ha voluto consegnarci con l’enciclica Fratelli Tutti. Fraternità significa uscire dal rigido schematismo binario tra individualismo libertario ed egualitarismo livellatore nel quale siamo rimasti intrappolati. E rifondare la convivenza su un’etica del dono, non dello scambio. Significa reciprocità, come ha spiegato Stefano Zamagni: un dare senza perdere e un prendere senza togliere.

Questa lezione è più che mai preziosa per chi ha scelto di dedicare la sua vita al sindacato, ovvero a “cercare insieme la giustizia”, e credo possa ispirare noi tutti a vivere con spirito rinnovato una giornata così importante.

A tutte e tutti voi e alle vostre famiglie auguro una serena Festa della Liberazione.

Roma, 24 aprile 2021

Riccardo Colombani, segretario generale First Cisl

 

Qui la lettera aperta del segretario generale First Cisl Riccardo Colombani