Furlan su Avvenire, per le difficoltà del momento serve un grande patto sociale

20 maggio 1970, viene approvata la legge 300 meglio conosciuta come lo “Statuto dei lavoratori”. A 50 anni da quella conquista per il mondo del lavoro la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, è intervenuta su Avvenire con una nota dal titolo “Ora un vero patto sociale basato sulla partecipazione”.

Quello strumento legislativo rappresentò «una svolta – scrive Annamaria Furlan – per le relazioni industriali e la democrazia sindacale, frutto di anni di lotte operaie aspre per l’affermazione di diritti fondamentali e il rispetto della dignità del lavoro. Oggi molte cose sono cambiate negli assetti economici e nel mondo produttivo. È emersa sempre più in questi anni l’esigenza di proteggere tutte le forme di lavoro, soprattutto quelle più flessibili e atipiche, di garantire una tutela ad ogni persona che lavora. Offrire, insomma, una vera sicurezza economica e professionale ai lavoratori per tutto l’arco della loro vita».

«Questo – rimarca la segretaria generale della Cisl – rimane uno dei grandi compiti del sindacato, un ruolo di rappresentanza e di sintesi oggi ancora più necessaria ed indispensabile per affrontare la fase difficile e complessa che stiamo vivendo a causa della pandemia. Stiamo, dunque, vivendo una nuova tappa nelle relazioni industriali nella quale saremo costretti a ridefinire anche il sistema di ammortizzatori sociali, il welfare, gli strumenti per garantire una formazione adeguata alla sfida digitale, e soprattutto nuove politiche attive per mettere tutti nelle condizioni di trovare una nuova occupazione».

Dalle colonne di Avvenire, la segretaria generale della Cisl avanza la richiesta al Governo di «un grande “patto sociale” in modo da gestire uno dei tornanti più difficili e più drammatici delle nostra storia, cambiando il nostro modello di sviluppo e ricostruendo profondamente il nostro Paese che non vogliamo più sia quello di prima. Un accordo di concertazione per ridisegnare l’economia a cominciare dagli investimenti nel Mezzogiorno, lo sblocco delle infrastrutture, una vera sburocratizzazione, la sostenibilità ambientale, il riassetto del territorio, l’innovazione, la ricerca, la diffusione della banda larga. Uno sforzo straordinario di partecipazione delle parti sociali ai processi innovativi, dal Green New Deal, alla transizione digitale, attraverso progetti di formazione, riconversione, riqualificazione permanenti. Bisogna promuovere lo sviluppo, uscire dalle logiche solo assistenziali, ricostruire un tessuto produttivo frammentato e sfibrato da anni di crisi e dalla mancanza di investimenti capaci di sostenere reti, occupazione e produzione, anche alla luce dei grandi cambiamenti tecnologici in atto. Oggi dobbiamo, insomma, ripartire dalla centralità del lavoro».

Sulle relazioni sindacali Annamaria Furlan aggiunge: «Ci fa piacere che anche la Cgil parli oggi di forme di partecipazione dei lavoratori, un tema “fondativo” per la Cisl. In un momento in cui lo Stato giustamente si fa carico di sostenere la ricapitalizzazione delle imprese, con compensazioni a fondo perduto dei mancati ricavi, aiuti specifici per i settori più colpiti, mobilitando ingenti risorse pubbliche, di tutti, il Governo si dovrebbe fare promotore di una legge di sostegno per allargare la governance delle aziende ai rappresentanti dei lavoratori e degli altri stakeholders. Oggi abbiamo una occasione storica per introdurre nel nostro Paese la democrazia economica, che è la vera garanzia per difendere e favorire gli investimenti in Italia di tutte le imprese, a partire da Fca».

«La partecipazione – prosegue su Avvenire la leader della Cisl – è la risposta lungimirante per stabilizzare un modello di gestione cooperativo. Potremmo utilizzare le risorse dei Fondi pensione complementari (stimate in 150 miliardi di euro) per sostenere l’economia reale del nostro Paese, per modernizzare il capitalismo italiano, renderlo più libero dalla finanza e anche più produttive le aziende attraverso il coinvolgimento dei lavoratori. Discutiamo di questo senza pregiudizi. Sarebbe il salto di qualità che già i nostri Padri della Costituzione avevano delineato – conclude Annamaria Furlan – per rendere più democratico il sistema economico: legare il destino delle aziende a quello dei lavoratori, finalizzare gli investimenti pubblici al bene comune del Paese».