Popolare di Bari, piano non piace ai sindacati, inaccettabili tagli e chiusure

I tagli in Banca Popolare di Bari non sono accettabili. I sindacati hanno bocciato il “Piano di efficientamento  e riorganizzazione” dell’istituto di credito predisposto dai commissari. “Questa proposta non può essere assolutamente accettata da lavoratrici e lavoratori” hanno congiuntamente ribadito le segreterie di Coordinamento/Rsa del Gruppo Banca Popolare di Bari Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin.

Vasta la copertura sull’argomento da parte dei quotidiani, la cui rassegna dei titoli è esemplificativa dello stato di tensione che si sta vivendo nella banca pugliese. “I sindacati contro i 900 esuberi previsti alla Popolare di Bari. Nessun taglio senza il requisito della volontarietà”, titola il Giornale. Stessa impostazione per il Corriere del Mezzogiorno: “No dei sindacati ai novecento tagli della Popolare”. “Bocciato il piano di rilancio”, titola secco Il Quotidiano del Sud al quale fa eco il Quotidiano di Foggia: “Il no dei sindacati al piano di riorganizzazione della Popolare di Bari”. Anche il Quotidiano di Bari mette in evidenza il rigetto del piano: “Il ‘no’ dei sindacati al Piano di riorganizzazione della Popolare di Bari”. Più impressiva La Gazzetta del Mezzogiorno che titola “Pop-Bari, sindacati in rivolta contro i tagli”, mentre di crac parla l’edizione barese di Repubblica richiamando il termine nel titolo e aggiungendo “Pop Bari, il sindacato: sequestri per danni”. Il sito di Borsa Italiana riporta invece la posizione dell’organismo che ha varato il piano: “Pop Bari: commissari a sindacati, accordo essenziale per ridurre impatto sociale”.

«Dopo avere sbandierato solo a parole una seria discontinuità rispetto agli errori e alla cattiva  gestione – si legge sul Giornale – quella che ci viene presentata è la più fallimentare ed obsoleta ricetta: 900 esuberi (600 in rete, 300 in direzione), 510 risorse destinate alla mobilità territoriale e/o alla riconversione professionale, chiusura di 94 filiali (su 291), esternalizzazioni di molte attività e rivisitazione della contrattazione integrativa ed intervento sulla previdenza complementare”.

“Sembrerebbe al momento esclusa dalla trattativa – scrive La Gazzetta del Mezzogiorno – la Cassa di Risparmio di Orvieto, per la quale si continuano ad ipotizzare presunti tentativi di dismissione; conseguenza diretta è che il numero dei dipendenti interessati al processo proposto è di 2.642”.

“Il sindacato – evidenzia il Quotidiano del Sud che rilancia la nota di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin – è e sarà sempre in prima linea per difendere le persone, i colleghi e la clientela, oltre ai territori devastati negli ultimi anni. Non saranno accettati tagli indiscriminati e nemmeno riduzioni del Personale che non prevedano il ricorso a strumenti previsti nel nostro settore, fermo restando il requisito della volontarietà”.

Giuseppe Palella, che firma l’articolo del Quotidiano di Foggia, rimarca come le organizzazioni sindacali vogliano “un progetto credibile perché non é pensabile che le lavoratrici ed i lavoratori possano essere immaginati all’interno di un contenitore senza alcun progetto e senza futuro; é inaccettabile, specie nell’ottica della pubblicizzata mission (per la Bpb ndr) di Banca al servizio del Mezzogiorno, recidere il forte legame con i territori, riducendo in modo miope e definitivo il numero delle filiali (…) Non può essere e non sarà questa la base di partenza della trattativa: basta a giochi di potere che calpestano i diritti e la dignità delle persone coinvolte”.

“Non ci sottrarremo al confronto sicuramente duro – sottolineano i sindacati attraverso il Quotidiano del Sud – perché, come anche la recente tragedia di tutto il Paese insegna con il Covid 19, è giunto il momento di rimettere al centro la persona”.