Colombani su Agi, con politica esuberi le banche rinunciano a rilancio ricavi

«Il settore bancario, che in questo momento ha prospettive più che buone, con un’incomprensibile e strenua ricerca del taglio dei costi operativi e in particolare del personale, rinuncia a quella che attualmente è l’unica leva per alzare i ricavi». Così il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani su Agi, dove “fa il punto sul difficile momento per i dipendenti del settore bancario a fronte di aziende che chiudono i bilanci con utili solidi e cedole in crescita”.

«La situazione è rosea – si legge ancora su Agi – anche perché il tasso di deterioramento (ovvero il numero di crediti che passano dall’essere in bonis a diventare incagli e sofferenze) è a livelli molto bassi, più bassi del periodo pre-crisi sia sul fronte dei prestiti alle famiglie che di quelli alle imprese» sottolinea Colombani. A suo parere «questo determinerà un costo del rischio più basso di oggi per i prossimi anni e quindi le svalutazioni del portafoglio crediti peseranno sempre meno nel prossimo lustro in cui i risultati saranno buoni se non ottimi. Se poi – prosegue su Agi il leader dei bancari della Cisl – consideriamo che, nonostante i tassi a zero o anche negativi, i ricavi tengono grazie anche alla spinta delle commissioni, per me questa ossessiva ricerca della compressione dei costi del personale è incomprensibile: vuol dire non differenziare e ampliare i ricavi, e vuol dire anche avere un modello di business che non sostiene il sistema economico nel suo complesso».

Per Colombani «Le banche dovrebbero tornare a un modello in cui le imprese vengono valutate direttamente, non solo attraverso algoritmi». Il segretario generale di First Cisl  “respinge poi il ragionamento di chi lega i tagli alla diminuzione delle operazioni di sportello”. «Se prendiamo i numeri usati da UniCredit – fa notare Colombani  – bisogna innanzitutto considerare che il calo del 55% è dal 2016 al 2019 e bisognerebbe quindi guardare al numero di dipendenti che c’erano nel 2016. Da allora si è registrato un taglio molto importante e, andando avanti con l’attuale piano dell’a.d. Jean Pierre Mustier, l’istituto contrarrebbe la forza lavoro occupata nella banca commerciale in Italia del 35% in 7 anni».

Altro tema è poi quello del taglio delle filiali «se elimino gli sportelli – prosegue Colombani – è ovvio che calino il numero delle operazioni che vengono fatte lì. Per me quella esposta da UniCredit è una tesi non solo opinabile, ma criticabilissima. Anche il passaggio di sempre più clienti al digitale è tutto da realizzarsi e, in un Paese che invecchia e che sconta una scolarità bassa, ci sono aspetti ostativi a un suo sviluppo impetuoso».