Insieme per il lavoro, anche First Cisl in piazza

Il 17 dicembre a Roma in Piazza Santi Apostoli i bancari al fianco di Cgil Cisl e Uil. Contro il declino, per cambiare la manovra e rimettere il lavoro al centro. Colombani: no agli esuberi, le banche siano responsabili

Il primo colpo è partito. I sindacati non faranno da spettatori passivi mentre la deindustrializzazione avanza, i contratti non si rinnovano, alcune multinazionali studiano un piano di fuga dall’Italia e le grandi banche si preparano ad aprire le dighe degli esuberi. Da Piazza Santi Apostoli, dove Cgil Cisl e Uil hanno fatto sentire la loro voce ieri, a Palazzo Chigi ci sono solo poche centinaia di metri. E il messaggio, nelle stanze del governo, è risuonato forte e chiaro.

Il giudizio sulla manovra resta critico, come ha ribadito la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan. Una finanziaria che si profila di semplice galleggiamento non sarà in grado di togliere l’Italia dal piano inclinato lungo il quale sta scivolando. In fondo c’è la stagnazione, forse una nuova recessione. Per questo i sindacati torneranno a Piazza Santi Apostoli domani e poi, di nuovo, il 17 dicembre, data conclusiva della settimana di mobilitazione per il lavoro, lo sviluppo e la coesione sociale.

A quest’ultimo appuntamento prenderà parte anche First Cisl: “La bussola resta la piattaforma unitaria. I bancari sostengono lo sforzo delle confederazioni per far cambiare segno ad una manovra che, al momento, non sembra in grado di produrre un cambiamento incisivo – afferma il segretario generale dei bancari della Cisl Riccardo Colombani – L’economia non è un sistema a compartimenti stagni, nessuno è immune dalle conseguenze della prolungata fase di stagnazione che stiamo vivendo. Il settore bancario, come altri settori, deve far fronte all’emergere di nuovi attori sulla scena. Ma a queste difficoltà si somma l’irresponsabilità sociale di alcune banche che pensano di scaricare sul lavoro il peso della trasformazione, pur continuando a raccogliere utili notevoli. È una deriva che contrasteremo con tutte le nostre forze”.

La trattativa sul rinnovo del contratto nazionale si inserisce quindi in un quadro complesso: “Il punto fermo è che i sacrifici fatti in questi anni dai lavoratori vanno ripagati – conclude Colombani – L’Italia è e resta una Repubblica fondata sul lavoro: è bene che nessuno lo dimentichi”.