Studio First Cisl su trimestrali banche italiane, grande impatto sulla stampa

Ha avuto un grande impatto sulla stampa la puntuale ricerca dell’ufficio studi di First Cisl sugli utili delle principali banche italiane. Svariati quotidiani hanno ripreso e rilanciato i dati di uno studio che evidenzia come nei primi nove mesi dell’anno gli utili siano considerevolmente cresciuti a fronte di una costante riduzione di organici e filiali.

Il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani è stato chiaro nell’affermare che i dati delle ultime trimestrali “dimostrano inequivocabilmente che l’emergenza è finita ma anche che il limone ormai è spremuto. È ora di dire con chiarezza ai banchieri che l’epoca dei tagli è finita”.

La rassegna dei titoli evidenzia come le banche abbiano conseguito brillanti risultati contrassegnati da utili in crescita. Forte il titolo di Libero: “Le grandi banche fanno 9 miliardi di utile ma è strage dei dipendenti”. Sulla stessa linea La Gazzetta del Mezzogiorno che titola “Quasi nove miliardi di utili ma tagliano i dipendenti”. Interesse della stampa anche nei territori con testate locali, come La Provincia di Lecco, che riprendono la ricerca di First Cisl titolando “Le banche in forte ripresa ma calano i dipendenti”.

Tutte le testate distillano nei loro rispettivi articoli i dati della ricerca First Cisl. Alla fine del terzo dei quattro trimestri dell’anno corrente viene fuori lo stato di salute delle prime 5 banche italiane. “Quasi nove miliardi di utile netto, svalutazione dei crediti in calo, costi in discesa. Ma anche – scrive Libero – una forte contrazione di filiali e personale. «Le banche festeggiano – ha detto al quotidiano milanese il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani – ma festeggiano solo loro. Il calo degli occupati e degli sportelli è drammatico: mille filiali in meno rispetto al settembre del 2018 (6,6%), dipendenti ridotti del 3,6%. Una vera e propria emorragia».

“Gli utili netti delle big 5 – si legge ancora su Libero – superano gli 8,7 miliardi (+ 38,5%): un dato che non deriva solo da profitti straordinari. Incide fortemente la riduzione delle svalutazioni sui crediti (-10.1%) ma emerge anche un forte incremento della produttività del lavoro. Il risultato netto di gestione per dipendente, cioè l’utile operativo al netto delle svalutazioni, sale del 6,8%, in un contesto segnato ancora da tensioni per riduzione di personale e filiali. Le rettifiche su crediti sono scese da 5,1 a 4,6 miliardi. Ora i crediti deteriorati netti sono sotto il 4%”.

A contribuire allo stato di salute di Intesa, UniCredit, BancoBpm, Mps e Ubi, fa notare La Provincia di Lecco, il «forte aumento della produttività del lavoro: il risultato netto di gestione per dipendente (l’utile operativo al netto delle svalutazioni) è salito del 6,8%. Il numero totale dei dipendenti dei 5 maggiori gruppi è così passato dai 252.986 di fine 2018 ai 247mi1a della fine di settembre di quest’anno mentre gli sportelli sono scesi a 14.294».

Dati che per Colombani, scrive Andrea D’Ortenzio sulla Gazzetta del Mezzogiorno, «dimostrano inequivocabilmente che l’emergenza è finita. Se si continua a tagliare – rimarca il segretario generale di First Cisl – non si può sperare di veder crescere i ricavi. La strada giusta è quella di rilanciare occupazione e salari come chiediamo nella piattaforma di rinnovo del contratto nazionale. I 135 euro di aumento offerti dall’Abi non sono assolutamente sufficienti. Le banche non possono pensare solo a remunerare gli azionisti, devono pagare anche la produttività del lavoro ai bancari».