Carige sui giornali, per i sindacati assemblea decisiva, soci partecipate

La complicata situazione di Banca Carige torna ad occupare le pagine dei giornali. Il Sole 24 ORE rilancia l’azione congiunta dei sindacati per assicurare un futuro all’istituto di credito genovese. “Carige, anche i sindacati sollecitano gli azionisti”: questo il titolo di un servizio che evidenzia come  “a dieci giorni dall’assemblea degli azionisti, prevista il 20 settembre, i sindacati di Carige «rivolgono un forte invito a tutti gli azionisti a partecipare all’assemblea», in quanto «viste le circostanze che si sono venute a delineare nel corso di questi ultimi mesi, le decisioni che ne scaturiranno saranno decisive per la definitiva messa in sicurezza dell’azienda, nonché per il suo futuro, il suo rilancio e il suo sviluppo». In una nota, Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin «auspicano che tutte le parti in causa agiscano con lo stesso senso di responsabilità che hanno avuto le lavoratrici e i lavoratori in questi lunghissimi anni di crisi».

Il Corriere della Sera svela un retroscena contenuto nel titolo: «Carige, sconto ai soci per il sì di Malacalza». “Mentre sale l’attesa per l’assemblea di Carige – si legge sul quotidiano milanese – il cui esito è appeso alla decisione del primo azionista Malacalza Investimenti (al 27,5%), anche dai sindacati Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin arriva un appello ai soci perché partecipino all’assise del 20 settembre sull’aumento da 9oo milioni. Servono i due terzi dei presenti per l’ok al piano dei commissari Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener; se Malacalza si astenesse, servirebbe il 55% di sì. Un’ipotesi di accordo, secondo fonti vicine al dossier, sarebbe estendere a Malacalza e ai soci attuali la possibilità, ora riservata solo a Ccb, di rilevare con lo sconto del 50% le azioni del Fitd post-aumento; i Malacalza sborserebbero 23 milioni per l’aumento riservato ai soci e altri 35 milioni per rilevare pro-quota dal Fitd le azioni, limitando così la diluizione al 15%. Nei mesi scorsi non ci sarebbe stato un tavolo su tale ipotesi. Ora le diplomazie invece sarebbero al lavoro, non ancora su punti specifici ma sull’avvio del dialogo. Il tempo però stringe. Il rischio è la liquidazione, con 8 miliardi di costi”.