MF, Carige Fitd verso salvataggio, Colombani, azione giusta ma non sufficiente

Milano Finanza fornisce un ampio resoconto di Francesca Gerosa sui tentativi effettuati per salvare Carige. “Dal Fitd – si legge sul sito – un primo passo concreto per il salvataggio di Banca Carige”. L’assemblea dello Schema volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi ha, infatti, dato il via libera alla conversione del bond subordinato della banca da 313 milioni di euro. Nel pomeriggio si riuniranno il Consiglio di gestione dello Schema Volontario e il Comitato di gestione del Fitd (braccio obbligatorio) per mettere a punto l’intervento a garanzia dell’aumento di capitale dell’istituto ligure da 900 milioni di euro”.

“Un rafforzamento patrimoniale – spiega la versione online di Milano Finanza – che poggia in parte sulle forze del Fondo Interbancario, coinvolge anche Cassa centrale banca e Credito sportivo, Mediocredito centrale. Il salvataggio di Carige  prevede anche una pulizia dell’attivo. E per il portafoglio di maggiori dimensioni ci sarebbe già un’offerta di Sga e Credito fondiario che oggi dovrebbe a sua volta riunire il board così come il Credito sportivo. L’operazione sarà esaminata da Cassa centrale in un cda convocato per domani in cui i vertici auspicano di vincere le resistenze di alcune Bcc aderenti alla capogruppo”.

Il sito di MF rilancia la posizione del segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani che giudica la decisione di Fitd “un passo nella direzione giusta ma l’operazione di sistema che si va profilando su Carige, sebbene necessaria, non è ancora sufficiente a garantire l’occupazione e il radicamento della banca sul territorio”. Colombani aggiunge che “Se il piano di salvataggio, nel cui disegno deve essere coinvolta la famiglia Malacalza, non andasse in porto aprirebbe la strada alla liquidazione coatta amministrativa, che comporterebbe costi a carico del sistema bancario stimabili in dieci miliardi di euro”.

“Un esito di questo tipo – sostiene Colombani – si rivelerebbe drammatico anche per le famiglie e le imprese beneficiarie di prestiti”. Inoltre vi sarebbe il rischio di un allargamento della crisi ad altre banche locali. Va poi detto che le possibili alternative, sia la nazionalizzazione, soggetta ad autorizzazione in sede europea, sia la risoluzione, “per le conseguenze negative già sperimentate, risultano entrambe di problematica attuazione”, ha aggiunto.

In chiusura di servizio Riccardo Colombani ribadisce: “Lo schema che si delinea dimostra che avevamo ragione nel proporre di utilizzare da subito le risorse giacenti nel Foc, il Fondo per l’occupazione, per affiancarci ad altri impact investors. Non si tratta di trasformare in capitale di rischio le risorse accantonate dai lavoratori, ma di rafforzare la tutela dell’occupazione attraverso la partecipazione diretta alla governance della banca. Un’esigenza che i rumors che si susseguono su nuovi esuberi rende ancor più pressante. Finora il Foc – conclude Colombani – è servito a finanziare le insufficienti assunzioni fatte dalle banche con contributi a fondo perduto. È qui che risiede il vero rischio, non nell’idea di promuovere la partecipazione attraverso un investimento che nel prossimo futuro potrebbe rivelarsi addirittura remunerativo”.