Colombani su Conquiste del Lavoro, Libra, la moneta buona si chiama contratto

“Libra, la moneta buona si chiama contratto” è il titolo con cui il giornalista Carlo D’Onofrio riassume la posizione del segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani, riguardo la vicenda di Libra, la nuova moneta di Facebook, oggi sul tavolo del G7 a Parigi. “Applicare il contratto a tutti i soggetti vigilati una garanzia per il sistema”, sottotitola l’articolo di Conquiste del Lavoro.

Sul quotidiano romano si legge che “da quando Mark Zuckenberg, il vulcanico fondatore di Facebook, ha annunciato la creazione di Libra, la moneta virtuale che dal 2020 dovrebbe rivoluzionare i sistemi di pagamento – portando un attacco al cuore alle valute tradizionali e all’idea, un totem per la verità già scosso da bitcoin e altre criptovalute, che alle loro spalle si stagli ben visibile la sagoma rassicurante dello Stato – i banchieri centrali hanno perso il sonno. E con loro i governi. La questione planerà oggi sul tavolo del G7 finanziario che si riunisce a Parigi, al quale Benoit Coeuré, membro del comitato esecutivo della Bce, presenterà una relazione preliminare sulle monete virtuali”.

D’Onofrio ricorda come negli Stati Uniti, i democratici abbiano “messo in cantiere un provvedimento (“Keep Big Tech Out Of Finance”, il nome è un manifesto) che mira a spuntare gli artigli alla Silicon Valley, impedendo ai colossi del web non solo di battere moneta, ancorché virtuale, ma anche di emettere prodotti finanziari di qualsiasi tipo. Una reazione così dura da far quasi passare in secondo piano la presa di posizione di Donald Trump, secondo cui se Facebook e le sue sorelle vogliono trasformarsi in banche allora come banche vanno trattate: regole uguali per tutti”.

Lo stesso governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenendo lo scorso venerdì all’assemblea dell’Abi aveva “ammonito sui rischi connessi alle monete virtuali, esortando a rispettare il principio” per cui «alle stesse attività devono essere applicati gli stessi presidi regolamentari a prescindere dal soggetto che le svolge».

A Conquiste del Lavoro il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani spiega che al tavolo con l’Abi, che si riapre domani, le sigle di categoria si battono perché «il contratto nazionale, di cui stiamo trattando il rinnovo, sia applicato a tutti i soggetti vigilati». Ciò “per evitare che vi siano intermediari che, pur esercitando di fatto l’attività bancaria, si sottraggano alle regole che disciplinano il rapporto di lavoro, penalizzando i dipendenti. Ma anche per garantire, ora che sul mercato si affacciano realtà nuove dal profilo sfuggente, uno strumento di tutela in più: non solo per i lavoratori, ma per tutto il sistema”.

Nell’articolo Colombani ricorda che «tra i doveri delle autorità di vigilanza stabiliti dalla direttiva Crd III c’è quello di emanare le disposizioni che regolano le politiche retributive ed incentivanti, non solo in relazione ai manager ma a tutto il personale». Ma “come si fa ad esercitare il controllo se il terreno si riduce ad una giungla contrattuale? Ecco perché, nota Colombani, l’applicazione del contratto nazionale a tutti i lavoratori dei soggetti vigilati «comporterebbe vantaggi rilevanti per le stesse autorità», consentendo loro di esercitare al meglio la vigilanza” e di mettere al riparo il sistema bancario «dai guasti dell’azzardo morale ma anche del dumping contrattuale».