Colombani su Carige, ok azione fondo interbancario ma il lavoro va tutelato

Il piano di salvataggio Carige entra nel vivo e riscuote l’interesse degli organi d’informazione. TgCom24 analizza quanto sta avvenendo e nel suo servizio riprende le dichiarazioni del segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani che ispirano il titolo “Banca Carige: First Cisl, operazione giusta ma non sufficiente”.

“La decisione del Fitd – precisa Colombani – è un passo nella direzione giusta, ma l’operazione di sistema che si va profilando su Carige, sebbene necessaria, non è ancora sufficiente a garantire l’occupazione e il radicamento della banca sul territorio”. Riccardo Colombani, commenta così il via libera del Fondo interbancario di tutela dei depositi alla conversione del bond subordinato da 320 milioni.

Il segretario generale di First Cisl comunque avverte: “Se il piano di salvataggio, nel cui disegno deve essere coinvolta la famiglia Malacalza, non andasse in porto si aprirebbe la strada alla liquidazione coatta amministrativa, che comporterebbe costi a carico del sistema bancario stimabili in dieci miliardi di euro. Un esito di questo tipo si rivelerebbe drammatico anche per le famiglie e le imprese beneficiarie di prestiti. Inoltre vi sarebbe il rischio di un allargamento della crisi ad altre banche locali”.

Colombani continua la sua analisi sul momento Carige: “Va poi detto che le possibili alternative, sia la nazionalizzazione, soggetta ad autorizzazione in sede europea, sia la risoluzione, per le conseguenze negative già sperimentate, risultano entrambe di problematica attuazione”.

Sullo schema di salvataggio che si va delineando Colombani ha aggiunto che “dimostra che avevamo ragione nel proporre di utilizzare da subito le risorse giacenti nel Foc, il Fondo per l’occupazione, per affiancarci ad altri impact investors. Non si tratta – puntualizza il segretario generale di First Cisl – di trasformare in capitale di rischio le risorse accantonate dai lavoratori, ma di rafforzare la tutela dell’occupazione attraverso la partecipazione diretta alla governance della banca. Un’esigenza che i rumors che si susseguono su nuovi esuberi rende ancor più pressante. Finora il Foc è servito a finanziare le insufficienti assunzioni fatte dalle banche con contributi a fondo perduto. È qui che risiede il vero rischio, non nell’idea di promuovere la partecipazione attraverso un investimento che nel prossimo futuro potrebbe rivelarsi addirittura remunerativo”.