Giornale di Brescia, Colombani, crescita banche non sostenibile con tagli

First Cisl analizza i dati di bilancio del primo trimestre delle 5 più grandi banche nazionali e viene fuori che crescono gli utili ma vengono sacrificati 2.850 posti di lavoro. E’ il “Giornale di Brescia” a sintetizzare così l’elaborazione del sindacato titolando “Banche, crescono gli utili e restano i tagli al personale”. Per First Cisl “il limone è spremuto e se le banche continueranno a fare affidamento su quello e sulla cessione degli Npl non potranno aumentare i ricavi”.

Il quotidiano fornisce il quadro dei primo tre mesi dell’anno delle 5 maggiori banche del paese (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Bpm, Mps e Ubi) che “hanno totalizzato 2,7 miliardi di euro di utili netti complessivamente contro i 2,3 miliardi dell’ultimo trimestre del 2018. Un risultato indubbiamente positivo (anche se per le medie e le piccole la situazione non è così rosea, anzi esistono dei focolai di crisi ancora attivi vedi Carige), ma raggiunto a fronte di 2.850 posti di lavoro e 187 sportelli in meno”.

Il segretario generale della First Cisl, Riccardo Colombani dichiara al “Giornale di Brescia” che quelli riportati “non sono risultati sostenibili utilizzando la «medicina» del taglio costi personale”. Marzo ha fatto registrare un’ulteriore flessione dei costi del personale diminuite del 3,7 rispetto al 2018. Cifra che porta Colombani a dire che “È il momento di rilanciare l’occupazione e i salari, come chiediamo nella piattaforma di rinnovo del contratto nazionale, e di sviluppare, grazie al personale, nuove forme di servizi utili alla clientela, magari sotto forma di consulenza finanziaria indipendente, scevra da ogni forma di pressione commerciale, in modo da dare slancio al gettito commissionale”.

Altro elemento non trascurabile è quello dei crediti deteriorati. “Le banche, come emerge dai dati della Banca d’Italia e dell’Abi, hanno compiuto molti passi avanti – rimarca il Giornale di Brescia -. A marzo le nette sono scese a 31,7 miliardi di euro con un calo di 57 miliardi rispetto al picco della crisi di novembre. Tuttavia le percentuali di recupero dei crediti ceduti e cartolarizzati, come rilevato dalle aziende del settore Unirec, sono scese e la stagnazione non aiuta nello smaltimento. Le banche hanno così liberato i loro bilanci ma questi attivi non sono ancora rimessi nel circolo dell’economia. C’è poi il tema degli Utp, le inadempienze probabili, ovvero i prestiti a quelle aziende in crisi momentanea che avrebbero bisogno di tolleranza e magari di un nuova finanza per ripartire. Elemento cruciale per il tessuto delle Pmi italiane”.