Banche, emorragia continua, big 5, in 3 mesi giù 2.850 occupati e 187 sportelli

È un’emorragia senza fine: nei primi tre mesi del 2019 solo nelle prime cinque banche italiane si sono persi 2.850 posti di lavoro e 187 sportelli. Certo, nonostante una congiuntura non favorevole, si macinano utili, visto che da gennaio a marzo le big 5 ne hanno incamerati 2,7 miliardi contro i 2,3 dell’ultimo trimestre dello scorso anno, ma non è possibile continuare a cercare il profitto a discapito dell’occupazione e del servizio al territorio, perché così si compromette la stessa funzione sociale dell’attività bancaria”: è il commento del segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, all’analisi delle trimestrali delle prime cinque banche italiane (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Bpm, Mps e Ubi).

“Il limone è spremuto: le spese del personale dei primi cinque gruppi bancari italiani – aggiunge Colombani – a marzo sono scese ancora del 3,7% rispetto agli ultimi tre mesi del 2018 e rappresentano ora solo il 34% dei proventi operativi contro il precedente 36,6%, i 10,5 miliardi di margine primario equivalgono al 254,3% del costo del personale contro il 253,4% dei tre mesi precedenti, il rapporto tra costi e ricavi totali è sceso al 54,7% contro il 62,1% dell’ultimo trimestre dello scorso anno: è il momento di rilanciare l’occupazione e i salari, come chiediamo nella piattaforma di rinnovo del contratto nazionale, e di sviluppare, grazie al personale, nuove forme di servizi utili alla clientela, magari sotto forma di consulenza finanziaria indipendente, scevra da ogni forma di pressione commerciale, in modo da dare slancio al gettito commissionale, che negli ultimi due trimestri si è stabilizzato intorno al 45% del margine primario e al 114,5% del costo del personale. Ma se si seguita a tagliare dipendenti e filiali non ci si illuda di fare maggiori ricavi, né si può continuare a cedere stock di crediti problematici, le cui rettifiche nette sono ora appena il 10,6% dei proventi operativi contro il 26,5% del quarto trimestre, perché si rischia di affossare definitivamente le imprese in difficoltà e di conseguenza le economie locali”.

In allegato il comunicato con le tabelle esplicative.

Trimestrali big 5 al 31 marzo 2019