“I dipendenti di Banco Bpm sono stati lasciati soli dall’azienda a gestire una tensione insostenibile con la clientela, che, giustamente, rivendica i propri diritti”: lo scrive il quotidiano ligure “Il Secolo XIX” pubblicando un articolo dal titolo “Diamanti, sindacati mobilitati in difesa dei dipendenti Bpm” nel quale viene ripresa una nota di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin . “Lo scandalo – si legge – ha coinvolto i quattro principali gruppi bancari del Paese: Banca Intesa, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena e Banco Bpm. Di queste aziende soltanto Banco Bpm non si è ancora reso disponibile all’integrale rimborso delle somme investite dai propri clienti. Questa situazione ha duramente colpito l’immagine della banca e dei lavoratori. Anche rispetto al fallimento di Idb (International diamond business, la società che vendeva i diamanti), la banca non ha supportato i clienti che devono recuperare la pietra in deposito alla società fallita”.
Le organizzazioni sindacali aziendali evidenziano “l’assoluta buona fede dei dipendenti di Banco Bpm, che hanno nel tempo ricevuto le stesse informazioni e indicazioni che sono state poi trasferite ai clienti: qualità delle pietre certificata da primari istituti gemmologici internazionali, investimento sicuro con valori in continua crescita, certezza di tempi e prezzi di disinvestimento attraverso la pubblicazione periodica da parte di Idb di una quotazione ufficiale dei valori di ricollocamento, su un quotidiano economico nazionale, poi rivelatasi un’inserzione a pagamento. La buona fede dei lavoratori è confermata anche dal fatto che spesso i diamanti sono stati acquistati dai colleghi stessi, familiari e conoscenti”.
Il giornale genovese conclude rimarcando la profonda indignazione dei lavoratori di Banco Bpm “per essere stati inconsapevolmente coinvolti dall’azienda in uno scandalo che rischia di danneggiare i risparmiatori” chiedendo che “la banca si assuma le proprie responsabilità, anche economiche, rispetto all’accaduto”.