La sentenza Tercas ha sconfessato le politiche della Commissione europea

Non si spegne l’eco della sentenza del Tribunale europeo su Banca Tercas e sulle ripercussioni che potrà avere. L’edizione abruzzese de “Il Messaggero” titola: “Sentenza Tercas, i sindacati: Adesso tutti vanno tutelati”.

“Una sentenza, quella del tribunale Ue – scrive il quotidiano romano -, che ha fatto clamore e che sta facendo litigare lo stesso organismo con Bankitalia: un Quarantotto, per farla breve. Cui si aggiunge la richiesta dei sindacati (First Cisl) «a ristoro della clientela tradita, nonché dei lavoratori che hanno dovuto cessare l’attività e di quelli immotivatamente chiamati in giudizio»: questo ha affermato il segretario generale, Riccardo Colombani, che chiama in causa anche la svendita frettolosa dei Npl (Non Performing Loans, in buona sostanza i crediti deteriorati)”.

“L’Europa, come si sa, ha annullato la decisione della Commissione Ue che aveva bocciato l’intervento del Fondo interbancario nel salvataggio della banca abruzzese Tercas considerandolo «aiuto di Stato» – rimarca l’autore dell’articolo Maurizio di Biagio -, i baresi nel 2015 non potevano essere aiutati facendo ricorso al Fondo perché venisse coperto il deficit di Corso San Giorgio (allora in amministrazione straordinaria), criterio poi sconfessato dalla stessa Ue. E le conseguenze dell’errore clamoroso fatto dalla Commissione le hanno pagate i risparmiatori, le banche, il Paese Italia, Teramo e Bari chiaramente. L’occupazione tra Tordino e Vezzola anch’essa ha pagato pedaggio, assieme ad una banca del territorio che non c’è più”.

Il segretario di First Cisl Riccardo Colombani, riporta “Il Messaggero”, evidenzia come la sentenza Ue, abbia impedito anche il salvataggio di Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti: “La Commissione europea ha tradito non solo i risparmiatori, i lavoratori delle banche coinvolte e le economie locali, ma anche quello stesso principio di sussidiarietà che è alla base della carta comunitaria”.

“Temiamo – ha aggiunto Claudio Bellini di First Cisl Abruzzo – che si continui a sottovalutare la gravità delle conseguenze che le svendite frettolose degli Npl, di fatto anch’esse indirettamente imposte dall’arbitraria decisione della Commissione Ue, hanno provocato non solo all’occupazione bancaria, falcidiata dalle crisi aziendali, ma anche all’occupazione dei territori, per il grande numero di imprese cui è stato impedito il rilancio e dunque il ritorno in bonis: era invece evidente che quelle cessioni massive di crediti si potessero evitare, destinando le rilevanti plusvalenze derivanti dalla loro gestione paziente, come allora propose First Cisl, al risarcimento dei risparmiatori e alla salvaguardia dell’occupazione, senza nessun aggravio di spese per le casse dello Stato”.